L’insofferenza manifesta di Giorgia Meloni

All’indomani di una portentosa vittoria che gli ultimi sondaggi confermano e semmai amplificano dovrebbe prevalere un atteggiamento diverso, meno rissoso, da parte della Destra. Invece, complice la Meloni, la giostra della radicalizzazione non si arresta. 

Marco Follini

Davvero non si comprende perché Giorgia Meloni sia così arrabbiata. E insieme, così poco risoluta. Ella non nasconde una certa insofferenza verso critici e avversari. Cosa che si spiegherebbe nel bel mezzo di una campagna elettorale o in un momento di risalita delle opposizioni. E si spiega assai meno all’indomani di una portentosa vittoria che gli ultimi sondaggi confermano e semmai amplificano. 

Dunque, dovrebbe essere il momento giusto per sorridere, distendere, pacificare. Governando con la leggerezza che si addice ai più forti e non più con la combattività degli “underdog”. Mentre gli ultimi messaggi in arrivo da Palazzo Chigi segnalano semmai una certa sindrome da accerchiamento che peraltro non sembra giovare neppure alle fortune del governo. 

A complicare tutto questo si sono aggiunti Donzelli e Delmastro (non propriamente due allievi di Gladstone eDisraeli). Ai quali non avrebbe fatto troppo male un richiamo all’ordine da parte della loro leader. La quale invece se n’è ben guardata. 

E qui però ella rischia di scivolare dalla parte opposta. E cioè di non riuscire ad onorare quell’immagine di leader tutta d’un pezzo, decisionista, priva di remore e di incertezze. Immagine che Meloni s’è costruita negli anni, studiando e migliorando. E che ora però dovrebbe tornarle utile per mettere in riga due fedelissimi che si ostinano a comportarsi come se sedessero ancora sui banchi dell’opposizione. Si dirà che Meloni non è certo l’unica a radicalizzare i conflitti. Vero, verissimo. Ma altrettanto vero è che lei più di tutti avrebbe interesse a fermare questa giostra.

Fonte: La Voce del Popolo – 9 febbraio 2023

[Articolo qui riproposto per gentile concessione del settimanale della diocesi di Brescia]