Tendo a pensare che – al di la dei singoli interventi e previsioni di riapertura – già iniziare a ragionare a 12-18 mesi sarebbe un passo in avanti invece di vivere alla giornata (o, peggio, secondo il ritorno di gradimento politico di brevissimo termine).

Ragionare a 12-18 mesi permetterebbe, presumibilmente (poi in Italia, purtroppo, la caciara la fa sempre da padrone), di allineare i vari attori istituzionali e intermedi su una direttrice di pensiero dove gli interventi di gestione della crisi contingente, della riapertura progressiva di breve e medio periodo – che comunque richiederà un coordinamento forte altrimenti rischiano di essere sforzi vani – sono intersecati con quelli di ricostruzione e rilancio di medio-lungo (da infrastrutture, a scuola/ricerca, e così via).

Permetterebbe in questo senso (sempre con il caveat della caciara) di legiferare in maniera più adeguata tenendo la barra (più) dritta sulla direttrice del generale rinnovamento del Paese che tende ad essere troppo spesso oggetto di discorsi bellissimi, ma poi svanisce nella concretizzazione (per non dire implementazione) delle proposte.

In generale, permetterebbe più realismo e ragionevolezza sul fattore ‘tempo’ che altrimenti continua nel suo ‘fugit’.
La Germania ha una capacità di gestione del sistema – a partire della ICU – che non è comparabile. Possiamo anche decuplicare i ventilatori o le strutture, ma gli operatori sanitari richiedono tempi di addestramento su strutture e macchinari stessi che sono solo in parte comprimibili.
Anche se non mi piace l’analogia della guerra, un conto è andarci con soldati e armamenti ben addestrati e organizzati, un altro tentare di resistere ad un’invasione pesante pensando di addestrare in pochi giorni contadini e impiegati all’uso di un qualche numero limitato di nuovi armamenti faticosamente prodotti di notte in fabbriche riconvertite in quattro e quattr’otto.

Un po’ di pianificazione di medio-lungo aiuta a prescindere. Se poi le cose vanno meglio – ad esempio arriva un vaccino e/o una terapia efficace, meglio!

Peraltro, non è mica detto la situazione non evolva anche in Germania (per quanto implausibile).
Ne abbiamo già vista troppa di hybris internazionale di paesi (UK rings a bell…) che hanno guardato sin da subito l’Italia come ‘causa del suo mal’, per poi doversi ricredere all’improvviso.

E i dati dicono che l’Italia, al di fuori della Lombardia, e pur con tutto il modo confusionario che abbiamo visto tutti, si sta comportando non male (decisamente meglio di UK).
Cioe’, se si escludono i numeri della Lombardia, e correggendo anche semplicemente per popolazione e per stadio di diffusione, il resto del Paese è in situazione decisamente diversa e migliore di molti altri paesi.

Penso, sin dall’inizio, che in prospettiva storica l’Italia finirà a metà della classifica dei ‘peggiori’, non in testa.