L’Italia, dopo anni di desertificazione della politica, ha bisogno di un «nuovo centro».

Vanno adattati alla politica odierna i principi ispiratori della nostra Costituzione. Oggi manca evidentemente una forza di «mediazione creativa» capace di equilibrare le spinte più radicali. Non dobbiamo rifare la Dc, ma porci l’obiettivo di seguire le orme di un partito, quale appunto la Dc, che molto ha dato a questo Paese.

Domenico Cutrona

La Costituzione, approvata dall’Assemblea Costituente il 22 dicembre 1947 e promulgata dal Capo provvisorio dello Stato il 27 dicembre 1947, entrava in vigore il 1° gennaio 1948. Con essa l’Italia riacquistava appieno il sistema dellelibertà che era stato cancellato nel ventennio fascista. Il Paese, da quel momento, si avviava alla sua ricostruzionepolitica, economica e morale. Alcide De Gasperi, leader della Democrazia cristiana, rappresentò il principale attore di quella straordinaria opera di rilancio. 

L’Italia, grazie alla spinta delle forze democratiche e riformatrici, arrivava ad essere la quinta potenza industrialedel mondo. Certamente, nel corso della Guerra fredda la contrapposizione con i comunisti era iscritta nell’ordine delle cose, ma il rapporto tra i vari partiti non doveva mai mettere in discussione la saldezza delle istituzioni. Quando il terrorismo, sull’onda del post ‘68, giunse a configurarsi come una minaccia intollerabile, anche il Partito comunista si schierò per coerenza a difesa dello Stato democratico. Di fronte al «caso Moro» si ripropose l’unità nazionale che aveva caratterizzato la fase costituente.

A mettere sottosopra l’assetto democratico del Paese ha provveduto la cosiddetta rivoluzione di Mani Pulite. Il biennio 1992-1994 ha dato vita alla distruzione dei due principali partiti di governo, la Dc e il Psi, oltre alle altre forze politiche minori. Questo processo implosivo ha determinato una sorta di «scollamento» tra società erappresentanza politica, con l’insorgere del fenomeno sempre più incontrollabile della personalizzazione – e conseguente radicalizzazione – della lotta democratica. Dunque, la società diventa liquida proprio perché vengono a mancare sul piano politico i tradizionali punti di riferimento. Le distorsioni susseguenti – leaderismo, sovranismo, populismo – non sono altro che il prodotto di una vagheggiata Seconda Repubblica.  

Ora ci ritroviamo con la destra in prima fila. Le ultime elezioni hanno visto il trionfo di Fratelli d’Italia e la dispersione delle forze di centro sinistra. All’elettorato si è  dato in pasto la riduzione dei parlamentari, senza che la scelta abbia significato un riordino più generale del sistema istituzionale. Nel frattempo, auspice la Lega, riemerge il disegno di un’Italia disarticolata, con la separazione crescente del Nord dal Sud in forza della riforma del regionalismo differenziato. In questa ottica, le regioni che denunciano carenze di servizi resteranno ancora più indietro. 

Che dobbiamo dire? Manca evidentemente un «centro» capace di equilibrare le spinte più radicali; manca una cultura della mediazione adatta ai tempi attuali; manca, in realtà, un partito che svolga quel ruolo di «mediazione creativa» che qualificò l’impegno straordinariamente lungo e fecondo della Dc. Per altro, occorre dare una risposta alla desertificazione morale della politica. Per questo si moltiplicano i richiami e le sollecitazioni in ordine alla possibile rinascita di una forza popolare di matrice cristiana. Non si tratta di guardare indietro, bensì di ricreare le condizioni per le quali un «centro dinamico» assolva a una funzione decisiva di guida politica, secondo i principi e i valori ispiratori della nostra Costituzione. Non dobbiamo rifare la Dc, ma porci l’obiettivo di seguire le orme di un partito, quale appunto la Dc, che nell’arco di mezzo secolo ha accompagnato l’Italia nel suo cammino di crescita e di progresso.

Domenico Cutrona

Segretario del Movimento Popolare Federalista Europeo