L’Italia ha speso poco più della metà (51%) dei fondi comunitari resi disponibili per l’agricoltura per il periodo 2014-2020 con il rischio concreto di far perdere alle imprese 682 milioni di contributi pubblici se non verranno spesi entro il 31 dicembre 2020. E’ l’allarme lanciato dalla Coldiretti sulla base dello stato di avanzamento dei Piani europei di Sviluppo Rurale 2014-2020 delle Regioni, al mese di ottobre 2020.

Una situazione drammatica – sottolinea la Coldiretti – in un momento di grave emergenza economica ed occupazionale dovuta alla pandemia Covid che, con le difficoltà delle esportazioni e la chiusura dei ristoranti, ha travolto a cascata le principali filiere agroalimentari.

Le risorse pubbliche a rischio disimpegno sono lungo tutta la Penisola in molte regioni e riguardano nell’ordine secondo l’analisi della Coldiretti, Puglia con 256,6 milioni di euro, Sicilia 140,4 milioni di euro, 3. Campania 72,6 milioni di euro, Basilicata (45,8 milioni di euro), Lombardia (44,6 milioni), Abruzzo (36 milioni di euro), Liguria (28 milioni), Marche (26,5 milioni) e Toscana (15 milioni).

Tra le motivazioni del ritardo – denuncia la Coldiretti – c’è soprattutto l’eccesso di burocrazia; problemi informatici ricorsi al Tar e la strutturazione dei Bandi. Il risultato – rileva la Coldiretti – è il rischio concreto della perdita di importanti risorse per finalizzate tra l’altro all’ammodernamento delle imprese agricole, ai progetti di filiera, al biologico, alla difesa della biodiversità, alla forestazione e all’insediamento dei giovani agricoltori in un momento in cui cresce l’attrattività della campagna e si riducono le opportunità di lavoro nelle città.

“Siamo di fronte ad un pericolo che l’Italia non si può permettere di fronte all’Unione Europea e soprattutto alle imprese che in molti casi stanno lottando per la loro sopravvivenza” ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “occorre una decisa inversione di tendenza per recuperare risorse preziose ma anche per non ripetere gli stessi errori per i progetti del Recovery fund”.