L’Osservatore Romano | Il mio canto libero. Andando controcorrente.

Il 5 marzo Lucio Battisti compiva 80 anni. Numerosi ricordi, commenti e testimonianze hanno riempito le pagine dei giornali e dei siti online. Battisti è ancora cantato da tutti quelli che amando la libertà scelgono l’amore. Oggi più attuale che mai perché, come cantava, «in un mondo che prigioniero è il mio canto libero sei Tu».

Roberto Cetera

[…] Battisti non rientrava nel main stream giovanile di quegli anni. Lo si cantava nei pullman delle gite parrocchiali, o lo si ascoltava nel chiuso della propria stanza. Ma non certo nelle notti delle occupazioni a scuola. Era snobbato dalla cultura giovanile allora egemone. 

Non c’era traccia di sociale nelle sue canzoni, in un’epoca in cui tutto aveva da essere sociale e politico. Incedeva al surreale al tempo dell’apologia del triste realismo socialista; metteva i sogni in poesia e musica quando si sentenziava, invece, che la cultura fosse sovrastruttura dei rapporti economici. Ma soprattutto parlava d’amore in anni in cui il conflitto era eretto a regola di vita, fino a tramutarsi in astio, poi in odio e poi violenza. “Intimista”, “propagatore di una distrazione di massa”, e anche un po’ “fascio” diceva la leggenda metropolitana. 

Battisti sapeva di essere considerato tale ma se ne infischiava. Per coraggio e per il riscontro che gli veniva dal successo, perché l’amore cova comunque anche sotto la cenere. Io non sono un esperto di musica, e altri, più dotti di me, hanno saputo spiegare perché le sue melodie hanno innovato la musica leggera italiana. Io posso solo dire che a me piaceva tanto, e che, a differenza che con la biondina violinista, ebbi il coraggio dell’outing, dell’affermarlo pubblicamente e contro le mode del tempo. 

Il suo essere controcorrente mi aveva insegnato ad esserlo anch’io. Mi insegnò ad essere libero nella verità. Può sembrare buffo ma fu da lì che cominciai a comprendere che Gesù di Nazareth era più rivoluzionario nella verità di Che Guevara, che i comboniani facevano più bene al mondo di Lotta Continua, che nei Salmi di Salomone c’è più poesia che in Jack Kerouac. Cioè il pensare libero, fuori dalla prigionia degli schemi, mi ha fatto diventare un uomo maturo […] .

Fonte: L’Osservatore Romano – 4 marzo 2023

[Il testo è qui riproposto in ampi stralci per gentile concessione del direttore del quotidiano pubblicato nella Città del Vaticano]