Paola Pallottino (1939), grande storica dell’arte, illustratrice di opere di geografia, medicina, scienze naturali, testi di matematica e tant’altra roba, e paroliera di brani di successo, scrive “Gesùbambino”, che Dalla musica e canta per la prima volta al Teatro Duse di Bologna a Dicembre del 1970.

La Pallottino, che come ogni talentuoso ed eclettico vede orizzonti e pratica strade in-comprensibili/in-comprendibili ai più, spiega ad “Avvenire” (che non a caso fino al 1968 si chiamava “L’Avvenire d’Italia” ed era sito in Bologna) di essere rimasta colpita dall’orfanezza di Dalla a 7 anni per la perdita del padre.

La canzone doveva essere dunque sull’assenza del padre. Ma viene fuori un testo sulla madre. Perché scrivendo si pensa, e ci si trova poi altrove (com’è ogni vera ricerca e ogni vera scoperta: i visionari rigenerano il mondo, sono i veri realisti). E la Pallottino si trovò a raccontare di una madre che senza padre deve crescere un figliolo. Il soldato della ballata poi muore in guerra e non tornerà più da quella ragazzina.

Diviene quindi un testo sulla perdita, e su come la vita sia esposta ad una ‘fragilità costitutiva’ da cui non si scappa.
“4/3/1943”, data di nascita di Lucio Dalla, è quindi la dichiarazione di una BREVITÀ ESISTENZIALE (la storia di questa neomamma) per chi pensa invece di avere tempo e mezzi per controllare tutto e disporre di sé in-dipendentemente da tutto.

Ma la censura di allora ci mette del suo e così il Maestro Cini suggerisce di cambiare il titolo originario, “Gesù bambino” (che suonava irrispettoso; vuoi far nascere Nostro Signore in quella condizione equivoca? sarà anche stato al freddo e al gelo ma non esageriamo… dimenticando la vera storia di San Giuseppe e il suo quattro marzo…).

Viene perciò sostituito con la data di nascita di Lucio, 4 Marzo 1943. Vengono modificati anche altri punti del testo e finalmente è presentabile al 21° Festival della Canzone Italiana, a Sanremo, a Febbraio del 1971. 50 anni fa.
Il successo è enorme e il brano arriva terzo Dalla è in coppia con la Nuova Equipe 84 di Maurizio Vandelli, Di Cioccio, Sogliani e Dario Baldan Bembo. Sono preceduti da “Che sarà” della star internazionale José Feliciano (canzone scritta da Migliacci, che fa 90 anni quest’anno, a cui Morandi deve i suoi successi, e anche Patty Pravo con “La bambola”).

La Pallottino poi, per consolidare la nuova celebrità di Dalla, gli passa “Il gigante e la bambina”, ma Dalla la lascia ad un giovane diciottenne, Rosalino Cellamare, che la porta a “Un disco per l’Estate” di quell’anno: Ron.
Chico Buarque de Hollanda, l’intellettuale della canzone brasiliana (cover “La banda” di Mina del ’67), la sente cantata da Lucio Dalla in un ristorante di Campo de’ Fiori a Roma e si mette a piangere a dirotto; la porta in Brasile, in portoghese, con “Minha história”. Poi da lì il 4 Marzo va nel mondo.