Una scarna dichiarazione resa ieri a caldo, sull’onda dei commenti alla sentenza dell’Alta Corte di Karlsruhe, ha evidenziato una sottile ma significativa differenziazione di giudizio dei post dc rispetto alle altre forze di centro destra. “E’ una sentenza che non avrà effetti sulla Bce. Guardiamo al bicchiere mezzo pieno. La pronuncia della Corte tedesca riguarda la Germania e non l’Europa”. Queste le parole di Lorenzo Cesa, segretario nazionale dell’Udc. E poi ha precisato: “Non credo che ci saranno conseguenze negative. Il diritto comunitario è prevalente rispetto alla giurisdizione nazionale”.

Questa presa di posizione non è passata inosservata. Anche il Tg2, sensibile agli umori dell’opposizione, ne ha dato conto nell’edizione delle 20.30. Il taglio sereno della nota, stavolta nemmeno coincidente con l’allarme appena soffocato di Berlusconi, sta ad indicare che sull’europeismo la componente moderata di matrice cattolica è pronta a smarcarsi dalle posizioni nazional-sovraniste. Oltretutto, nel merito della questione, la prudenza di Cesa entra in maniera conveniente e corretta. Le critiche alla sentenza, enunciate da opposti versanti politici, ripropongono la polemica sul ruolo della Germania in Europa o per meglio dire il suo egoismo di nazione egemone, a tutto discapito dell’Italia.

Stavolta, in verità, la classe dirigente tedesca non manifesta l’intenzione di salvaguardare il rigido protocollo dell’austerità, sempre osteggiato dai propugnatori di un rilancio dello sviluppo attraverso la leva del debito. Anzi, la caduta della produzione e i segni di grave recessione spingono la Germania a sposare l’idea di un massiccio programma di spesa, assunto e coordinato a livello europeo, così come suggerito da Mario Draghi nell’ormai famoso articolo sul Financial Times. Pertanto, a Bruxelles si lavora alacremente in questa direzione, avendo nella sostanza l’appoggio della cancelliera Merkel. Si vedrà, a questo punto, come il richiamo dell’Alta Corte possa essere assorbito nel quadro della nuova politica di Berlino.

Intanto la posizione dell’Udc spiazza l’antigermanismo di basso conio e mette a segno un risultato apprezzabile: quello, cioè, di riproporsi come forza politica che non oblitera il suo legame ideale e politico con l’europeismo della tradizione democristiana. È un fatto importante. Nel momento in cui venisse a configurarsi, secondo l’auspicio formulato da ”Il Domani d’Italia”, un asse tra Sassoli e Tajani nel Parlamento di Strasburgo, questa rivendicazione di autentica fedeltà all’Europa potrebbe risultare preziosa. Il gesto di Cesa permette di allargare l’azione politica, stando il convincimento in ordine alla necessità di preparare il terreno alla luce una futura scomposizione e ricomposizione delle forze in campo.