Bisogna estirpare la mala pianta che indebolisce la democrazia. La domanda centrale è la seguente: quali sono le forze politiche e culturali che possono battere il populismo? Serve una politica coerente. Pietro Scoppola invitava, in altro contesto, a coniugare “la cultura del comportamento con la cultura del progetto”.
Dunque, ricapitolando. Il populismo, che resta il vero ed autentico nemico della democrazia e dei valori costituzionali, formalmente viene quasi ripudiato da tutte le forze politiche. Salvo il partito di Conte e di Grillo. Il primo sostenitore di un “populismo dolce” e il secondo, come noto a quasi tutti gli italiani, di un populismo più violento ed aggressivo. Almeno a livello verbale. Dalla “vaffa day” in poi. E poi c’è il Pd che individua nel partito 5 stelle, cioè nel partito populista per eccellenza, l’anello strategico per costruire una “alleanza politica storica, organica e strutturale”. E dunque, se la logica ha ancora un senso, una alleanza che non ripudia ma, anzi, contempla ed esalta la deriva populista.
Sul versante del centro destra, accanto a partiti che esprimono una cultura e una prassi politica più marcata e meno legata ai canoni del populismo di marca grillina e lontani da quella prassi – da Fratelli d’Italia a Forza Italia alla Lega dei governatori, nello specifico penso al Presidente della Regione Veneto Luca Zaia – il capo della Lega declina sostanzialmente quella metodologia. Non a caso, sotto questo versante, c’era una perfetta comunanza di vedute nel primo governo Conte tra la Lega arrembante e in forte ascesa elettorale in quella stagione politica e il partito dei 5 stelle, storicamente e strutturalmente di marca populista.
Ora, se questo quadro risponde alla realtà – e non è nient’altro che una semplice fotografia – si tratta di capire come affrontare e sconfiggere la mala pianta del populismo che ha indebolito il tessuto democratico, ha scalfito ulteriormente la credibilità dei politici e dei partiti, la nobiltà della politica e, infine, ha incrinato la stessa solidità delle nostre istituzioni democratiche. Ma la domanda centrale a cui, prima o poi, andrà data un risposta, è la seguente: e cioè, quali sono le forze politiche e culturali che possono aggredire e battere il populismo? Perchè se pubblicamente si predica che il populismo è il vero vulnus del nostro impianto democratico e costituzionale e poi ci si allea con forze politiche o con capi politici che praticano e si rifanno costantemente a quella deriva, delle due l’una: o si crede in quella deriva pur rinnegandola verbalmente oppure si pensa di poterla governare con strumenti e modalità ad oggi misteriosi. Perchè, alla fine, di questo si tratta.
Ecco perchè, per dirla con l’autorevole storico cattolico democratico, Pietro Scoppola, mai come adesso è importante verificare la coerenza tra “la cultura del comportamento con la cultura del progetto”. Perchè tutti i i veri democratici e tutti coloro che continuano a credere nella democrazia dei partiti, nella competenza e nella qualità della classe dirigente politica ed amministrativa, nella centralità del Parlamento, nel rispetto delle nostre istituzioni e, infine, nella valenza ed importanza delle culture politiche riformiste e costituzionali, hanno il dovere morale, politico e culturale di contrastare quella deriva e di contribuire ad aprire una nuova stagione politica per il nostro paese. Perchè, come si suol dire, ormai le chiacchiere stanno a zero ed è giunto il momento per invertire una rotta che ha caratterizzato – e che, purtroppo, continua a caratterizzare – per molti anni la politica italiana nelle sue multiformi espressioni. Serviranno, cioè, d’ora in poi solo più i fatti concreti e non i pubblici annunci.