Giuseppe Conte resta dunque al suo posto, anche se indebolito dal responso di Palazzo Madama, sembra aver vinto la prima battaglia contro Matteo Renzi.
Ora si propinano nuovi scenari e nuovi inquilini per la maggioranza giallorossa: il mercato è aperto e il presidente del Consiglio ha già in serbo di sfidare nuovamente Renzi per assottigliare ancor di più la pattuglia di Italia Viva.

Nei palazzi romani si parla già di una scesa in campo di Conte attraverso la costituzione di un suo partito politico che dovrebbe raccogliere gli scontenti di entrambi gli schieramenti politici.

Conte ha due assi in mano adesso: la distribuzione di alcuni Ministeri vacanti o da sdoppiare e la nomina di altri sottosegretari.

Certo, il dibattito in entrambi i rami del Parlamento non è stato edificante, sia per contenuti che per toni usati. Ma il pensiero della maggior parte dei parlamentari era tutto rivolto ad una possibile crisi di governo difficilmente risolvibile.

Lo hanno pensato sicuramente i renziani insieme al loro leader, ma anche la maggior parte degli eletti a Monte Citorio e Palazzo Madama. Per molti affrontare una nuova campagna elettorale significa sicura débacle. Nel transatlantico e nelle stanze di Palazzo Madama, ministri, sottosegretari e parlamentari hanno rispolverato in questi giorni il vecchio motto andreottiano “meglio tirare a campare che tirare le cuoia”.

Ma, appunto, si tratta pur sempre di un tirare a campare: il Paese ha bisogno di risposte rapide ed esaustive, ha bisogno di uscire da questa pandemia, ha bisogno di un rilancio vero dell’economia, ha bisogno di nuove idee e nuovi programmi.
Un governo che si rispetti e che vuole agire in profondità non può vivere alla mercé di un gruppetto di parlamentari che aspirano a più alti incarichi in funzione della propria rielezione.

Lo spettacolo a cui abbiamo assistito sia alla Camera che al Senato, dall’opposizione come dalla maggioranza, ha messo in luce tutta la superficialità della classe parlamentare, la mancanza di senso delle istituzioni, dei principi basilari di una democrazia rappresentativa.
Ma ha messo in luce anche che semplici cartelli elettorali sono inadeguati nel prendere a cuore i problemi reali della società.

Allora, in conclusione, non è più azzardato riflettere e meditare seriamente sul ruolo dei partiti politici come strumento di raccordo tra la società e lo Stato.
Ne abbiamo proprio bisogno!