Dobbiamo fortificarci per riprendere finalmente un cammino che possa fornirci lo slancio necessario per il futuro. È uno dei più interessanti misteri della vita: tanto più problematiche e difficoltose sono le condizioni di vita che affrontiamo, tanto più ci prepariamo a vincere le nuove sfide.

La prova che stiamo subendo in questi giorni, la dobbiamo vivere con questa filosofia di fondo. Vale per le singole persone come per i popoli. Quante persone di grande successo conosciamo, venuti da storie di grande miseria materiale, o privati nella loro infanzia, per un motivo o un’altro di affetto e di cure? Prendiamo invece il popolo d’Israele. Nella propria storia per più millenni, ha subito di tutto: deportazioni, schiavitu’, discriminazioni, olocausto.

Ma se ci pensiamo bene, ha preparato quel popolo alla propria unità, mentre i singoli hanno una capacità di gestire la condizione materiale e spirituale della propria famiglia che non ha uguali. Se poi riflettiamo sullo stato degli italiani alla fine della guerra, come d’altronde è capitato ad altri paesi, le grandi distruzioni di città e fabbriche e le profonde ferite morali sopportate, sono state superate con stupefacente volontà al punto da diventare molto più forti di prima.

Ma da qualche decennio a questa parte quel clima di entusiasmo si è affievolito, depotenziato dalla deterministica convinzione che le condizioni materiali e democratiche possano migliorare senza alcun impegno e desiderando di più. Cosicché la nostra condizione nel tempo si è deteriorata progressivamente: scarsa è l’unità del paese, così come la nostra economia.

Ecco perché se le restrizioni, dolore e lutti che ci colpiscono, le affrontiamo con questo spirito, sapremo anche riconquistare quel clima di grazia che animarono i nostri nonni e papà del dopoguerra che seppero conquistare in brevissimo tempo vette insperate. Ecco perché le decisioni da prendere come comunità in queste ore, non devono essere inquinate da polemiche grettamente politiche. L’umiltà di mettersi a disposizione senza nulla pretendere, è la virtù più grande nei momenti gravidi di pericolo e di dolore.