Alla sostanziale staticità proposta dal sociologo siciliano, anche Sturzo non dimenticava di cogliere – lui parimenti sociologo e siciliano – un’altra legge costante, alla cui luce quella individuata appunto da Mosca viene meno o, comunque, risulta fortemente ridimensionata. Si tratta della legge della dinamicità della storia.

«È in questo contesto che si pone, pertanto, l’esigenza di dare alcune risposte fondamentali. Una di esse riguarda la natura popolare del partito […]. Si coglie infatti, in questo periodo, una tentazione, non troppo nascosta, di ridurre il tasso di popolarismo nella politica del nostro paese, perseguendo una concezione elitaria della politica, volta ad ampliare l’influenza dei circuiti privilegiati, non sempre visibili e comunque finanziariamente forti». 

Sono le parole che il vice segretario della Democrazia cristiana, Sergio Mattarella, pronunziò alla conferenza nazionale organizzativa che si tenne ad Assago dal 28 novembre all’1 dicembre 1991. Da lì a due anni il partito sarebbe stato sciolto, travolto dagli scandali emersi dall’inchiesta “tangentepoli”. Ci interessa, soprattutto, quell’accenno fatto da Mattarella alla concezione elitaria della politica. Tema centrale della discussione di Assago era stata, infatti, la riforma organizzativa del partito, allo scopo di renderlo maggiormente capace di raccogliere le domande provenienti dalla società. 

Si poneva, quindi, tra le questioni prioritarie di questo auspicato cambiamento, quella riguardante la selezione della classe dirigente. Gaetano Mosca, di cui l’editore Nino Aragno ha da poco ripubblicato “Elementi di scienza politica”, aveva visto nell’elitismo una legge costante della storia politica dell’umanità, quella, detta sinteticamente, di una minoranza organizzata che comanda una maggioranza disorganizzata. 

Ma cosa accade quando una maggioranza si organizza? Vuol dire, ed è l’interpretazione fornitaci da Luigi Sturzo, elevare quel tasso di popolarismo nella politica, ricordato anche da Mattarella. Alla sostanziale staticità proposta dal sociologo siciliano, Sturzo, anch’egli sociologo e siciliano, non dimenticava di cogliere un’altra legge costante, alla cui luce quella individuata da Mosca viene meno o, comunque, risulta fortemente ridimensionata. Si tratta della legge della dinamicità della storia, della spontaneità dell’essere umano, di quella quota parte di imprevedibilità: «Coloro che non vedono alcun bene se non nell’uniformità e nella costanza dei regimi politici, non hanno né senso storico né immaginazione». 

A Mosca non era certo mancato il senso storico; gli aveva fatto difetto, ci sembra, l’immaginazione e, anche, un po’ di ottimismo. Il popolarismo, la teoria politica elaborata dal sacerdote di Caltagirone, si muove su un altro piano. A Sturzo non interessava tanto il problema di come organizzare il consenso, quanto piuttosto, quello di mobilitare e di organizzare le forze sociali: «In democrazia l’opinione e la decisione politica appartengono agli organi teorici e responsabili; ma il giudizio di valore è un giudizio popolare». 

A tale proposito, ci dispiace che la Consulta abbia bocciato il referendum sull’eutanasia. Sarebbe stato utile conoscere il giudizio popolare su una tematica così delicata e complessa. Forse, chissà, avremmo visto anche una massiccia partecipazione. L’astensionismo che colpisce anche l’Italia non ci pare debba essere interpretato come disaffezione verso la politica; casomai deve essere letto come un messaggio indirizzato ai partiti. Tenere vivo, ma anche tener conto di questo giudizio popolare ci sembra essere sempre, al di là del particolare momento storico, la regola di una buona politica.