Movimento 5 Stelle, quanti elettori seguiranno la “conversione” dei capi? L’opinione di Merlo.

 

Sarebbe la prima volta nella storia politica italiana che un elettore sia chiamato a seguire un partito che nellarco di pochissimo tempo è diventato un soggetto radicalmente diverso ed alternativo rispetto a ciò che ha sempre detto e che è sempre stato.

 

Giorgio Merlo

 

Dunque, a quanto si apprende dagli organi di informazione, stanno per crollare gli ultimi due baluardi che hanno caratterizzato l’esperienza politica del partito di Grillo. E cioè, il finanziamento pubblico ai partiti e il totem dei due mandati parlamentari. Ora, è persin inutile ricordare le promesse – giurate, urlate, scritte, inveite e sbandierate in tutte le piazze italiane in questi ultimi anni – fatte dai 5 stelle e sistematicamente e platealmente rinnegate negli ultimi mesi. L’elenco è lunghissimo ed è noto a tutti quegli italiani che si occupano minimamente di politica o anche solo di costume.

 

È perfettamente, inutile, pertanto, fare l’elenco. Ma quello che interessa maggiormente, e seriamente, alla politica italiana non è il destino o l’epilogo dei 5 stelle. Quello interessa ai militanti di quel partito e, soprattutto, a quelli che sono seduti in Parlamento e nei vari organismi istituzionali locali. Semmai, l’aspetto curioso – credo unico nella politica italiana in questi ultimi decenni – è come un partito possa conservare un consenso, anche se ormai più che dimezzato rispetto alle elezioni del 2018, quando ha rinnegato radicalmente tutto ciò che ha detto per molti e lunghi anni. Detto in altre parole, un elettore può seguire e votare ancora un partito che dice l’esatto contrario di ciò che ha sempre predicato e giurato? Un elettore può riconoscersi ancora in un partito che ha mutato linguaggio, strategia, progetto, prospettiva, lettura della società e giudizi sulle singole persone senza neanche battere ciglio?

 

Sono due banali domande, persin ridicole, che non possono che avere una sola risposta. Se questo cambiamento radicale, se questo trasformismo sfacciato e senza più confini dovesse ancora avere un piccolo consenso elettorale – altrochè ciò che i sondaggi….- ci troveremmo di fronte ad una metamorfosi della politica italiana dove tu puoi dire il dopo giorno l’esatto contrario di quello che hai giurato il giorno prima. Ovvero, sarebbe la prima volta nella storia politica italiana, dal secondo dopoguerra in poi, dove un elettore segue pedissequamente e supinamente un partito che nell’arco di pochissimo tempo è diventato un soggetto radicalmente diverso ed alternativo rispetto a ciò che ha sempre detto e che è sempre stato.

 

Ma, come ben sappiamo, tutto dovrebbe avere un limite. E anche il più straordinario e paradossale trasformismo a cui non abbiamo ancora mai assistito nella storia politica italiana, dovrà fare i conti con l’orientamento concreto dell’elettorato. E la prima risposta è già arrivata con le recenti amministrative – e non è che la prima avvisaglia – e sarà destinata ad essere travolgente, almeno questa è la mia opinione, in vista delle ormai prossime elezioni politiche. Perchè passare dal “vaffanculo”, dalla criminalizzazione politica di tutti gli avversari politici e dal rifiuto esplicito delle istituzioni politiche della prima repubblica, dal più spietato giustizialismo manettaro ad un partito di centro, moderato, liberale e addirittura rispettoso dei partiti e delle persone c’è un oceano da attraversare.

 

E, quindi, e infine, quanti saranno e chi saranno quegli elettori che condivideranno questa misteriosa, improvvisa e collettiva “conversione” politica? Questo, forse, è uno degli aspetti più curiosi e più attesi delle ormai prossime elezioni politiche.