No alla radicalizzazione politica

Contro la radicalizzazione della lotta politica nel nostro Paese, soprattutto dopo la vittoria della Schlein nel Pd, è quantomai necessario un partito di centro che declina una vera ed autentica ‘politica di centro’. Per la qualità della nostra democrazia.

Giorgio Merlo 

Lo sapevamo e puntualmente si è verificato. Per consolidare la radicalizzazione della lotta politica nel nostro Paese ci vogliono due forze alternative che su questo versante, però, sono speculari. E Fratelli d’Italia da un lato e il nuovo Pd della Schlein dall’altro rispondono appieno a quell’obiettivo. E cioè, una permanente e strutturale radicalizzazione del confronto e della dialettica politica. L’esatto opposto di quello che storicamente sono stati il Centro e la ‘politica di centro’ nel nostro Paese. Certo, Giorgia Meloni sta assumendo, e giustamente, un comportamento fortemente ‘governativo’ e lo stesso approccio politico è cambiato profondamente rispetto a quando guidava il fronte dell’opposizione. Ma il grosso del partito, come si suol dire, resta legato – almeno per il momento – ad una concezione politica che fa della radicalizzazione e della polarizzazione la sua ragion d’essere.

Per quanto riguarda la sinistra, il ‘nuovo corso’ della Schlein ridisegna un partito che non solo radicalizza il conflitto politico ma, soprattutto, raccoglie la peggior tradizione della cultura della sinistra italiana. Quella che persegue l’obiettivo della delegittimazione morale dell’avversario/ nemico e, soprattutto, punta al suo annientamento politico. Anche solo dal linguaggio quotidiano emerge in metodo plastico quella volontà e quell’approccio. Già sin dall’inizio della sua leadership – ma questo era il metodo già usato nelle sue precedenti esperienze politiche – questa concezione intollerante e settaria era il filo rosso che legava e teneva insieme il suo approccio politico. Già sin dai tempi del movimento ‘Occupy Pd’, nato nei giorni in cui il Pd aveva scelto la candidatura di Franco Marini al Colle nel 2013, la Schlein interpretava un profilo radicale, libertario ed estremista del suo modo d’essere in politica. 

Nel caso specifico, oltre all’odio personale nei confronti del candidato prescelto dal Pd per il Colle, c’erano anche e soprattutto la profonda e radicata antipatia ed avversione verso quello che Marini concretamente rappresentava nella politica italiana. E cioè, la storia, la cultura e l’esperienza del cattolicesimo politico e sociale. Debbo dire che, su questo versante, la Schlein ha mantenuto una coerenza cristallina confermata anche dal lunghissimo confronto congressuale che ha caratterizzato la sinistra italiana in questi ultimi tempi. Una lontananza ed una avversione, quindi, nei confronti di una cultura fondante dello stesso Partito democratico…

Ma, al di là di questo fatto specifico, l’elemento che va ricordato di fronte a questa deriva, è che ‘la politica di centro’ accompagnata, com’è ovvio, da un vero e credibile partito di Centro, è l’unica alternativa per ridare qualità alla nostra democrazia, efficacia all’azione di governo, riconoscimento del pluralismo e centralità ad un rapporto fisiologico e ‘normale’ tra le varie forze politiche in campo. Un Centro che si impone e che è sempre più necessario alla luce delle dinamiche concrete che dominano la politica italiana dopo il voto del 25 settembre scorso e, soprattutto, dopo l’esito delle primarie del Partito democratico. È persin inutile ricordare che questo progetto politico può realmente decollare solo e soltanto se viene valorizzato e contemplato l’apporto della cultura e della tradizione del cattolicesimo politico e sociale del nostro Paese.