No alla sospensione dei sindaci se non condannati in via definitiva. Il Pd propone la modifica della legge Severino.

 

È stato depositato ieri, sia al Senato che alla Camera, un ddl che modifica la legge Severino per quanto riguarda la responsabilità degli amministratori locali.

 

Redazione

 

Il testo del disegno di legge, firmato da autorevoli parlamentari del Pd. I primi firmatari al Senato sono Dario Parrini, presidente della commissione Affari costituzionali, Anna Rossomando, vice presidente del Senato e responsabile giustizia del partito, Franco Mirabelli, vice presidente dem e capogruppo in commissione Giustizia; invece alla Camera Andrea Giorgis, coordinatore del comitato riforme istituzionali del partito, e i capigruppo in commissione Giustizia e Affari costituzionali Alfredo Bazoli e Stefano Ceccanti.

 

I Dem prevedono che non ci sia più la sospensione automatica per gli amministratori regionali e locali che riportano condanne non definitive, a meno che non si tratti di condanne per reati gravi e di particolare allarme sociale tra i quali la corruzione, la concussione e i delitti legati alle mafie.

 

“Il ddl – spiega una nota del Pd – raccoglie l’esigenza, manifestata da molto tempo e con crescente intensità soprattutto dai sindaci italiani, di modificare in maniera chirurgica alcuni punti della Legge Severino che nei nove anni trascorsi dalla sua entrata in vigore sono stati in non pochi casi all’origine di vicende paradossali e inique. Peraltro questa proposta, in quanto mira a realizzare un diverso bilanciamento tra le esigenze della lotta all’illegalità e quelle della salvaguardia della stabilità ed efficienza delle pubbliche amministrazioni, si pone in antitesi con l’approccio seguito dai promotori del referendum in materia di giustizia, un approccio che risulta del tutto non condivisibile poiché fondato su una linea di abrogazione indiscriminata delle norme”.

 

In definitiva, si tratta di una iniziativa che Sindaci e amministratori locali, anche nella recente Assemblea annuale dell’Anci a Parma, avevano sollecitato unitariamente.

 

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