NUOVO GOVERNO, UNA SCUDISCIATA PER LE OPPOSIZIONI: IL CENTRO ACCENDA I MOTORI.

Il governo Meloni, oltre al vantaggio avuto dai fatti che Draghi ha lasciato come eredità, può contare anche sull’inadeguatezza dell’opposizione a parlare alla classe media. finché il centrosinistra rimarrà aggrappato all’agenda radical chic non avrà nessuna possibilità di vittoria. Essenziale il ruolo del centro nel definire un nuovo profilo del centrosinistra.

Il primo governo dall’unità d’Italia guidato da una donna nasce nel contempo nel momento storico più grave dalla fine della seconda guerra mondiale ma con le condizioni politiche interne ad esso più favorevoli.

Infatti, il governo di destra-centro guidato da Giorgia Meloni sembra beneficiare di un duplice vantaggio. Da un lato deve solo limitarsi a proseguire nel solco tracciato sui dossiers più scottanti da Mario Draghi in particolare in economia e in politica estera. Dall’altro gode del vantaggio di trovare già risolte dal precedente esecutivo molte cose importanti che andavano fatte nei tempi giusti, prima fra tutte la concreta definizione di una strategia di diversificazione delle forniture energetiche.

Sebbene nella nuova coalizione di governo non manchino le contraddizioni e anche  punte di estremismo, sarà sufficiente un pizzico di buon senso nelle cose per mantenere il consenso riportato alle scorse elezioni, che non è stato affatto ampio nei numeri seppur netto nel risultato dei seggi ottenuti, e per recuperare una astensione in gran parte composta da delusi del centrodestra. Anche perché il centrodestra ha finito per ritrovarsi quasi senza più avversari, se si eccettua l’astensionismo,  tra l’elettorato dei ceti medi, popolari, lavoratori.

Credo che occorra riconoscerlo: finché il centrosinistra rimarrà aggrappato all’agenda radical chic (con amenità tipo: smettere di estrarre il petrolio e il gas in nome di una singolare concezione della pur auspicabile transizione ecologica, che ritiene l’uomo, o meglio le masse, un problema per il nostro pianeta anziché considerare il Creato in funzione dell’uomo; negare la diversità dei generi e indottrinare alla fluidità; combattere la Russia fino all’ultimo ucraino salvo contrordine americano che potrebbe arrivare già dalle prossime elezioni di midterm, senza ammettere, come chiede Papa Francesco, che la pace si fa con i nemici, e senza considerare il multipolarismo come la condizione per la pace nel XXI secolo) non avrà nessuna possibilità di vittoria. 

Ecco perché credo che la sconfitta  della sinistra, elettorale e culturale, presso i ceti popolari imponga una riflessione per definire un nuovo profilo della coalizione riformatrice, che sia “potabile” e votabile per la classe media. Si tratta di un obiettivo che deve coinvolgere le molte persone di buon senso che ci sono in tutte le forze alternative al centrodestra. Ma realisticamente non potrà che nascere prima nell’area di centro data la difficoltà del Pd ad esprimere delle posizioni che non siano omologate con gli interessi dei salotti alto borghesi. È il momento in cui il cosiddetto terzo polo dovrebbe iniziare a marcare le differenze con il resto di una potenziale coalizione di centrosinistra, dando in tal modo la forza alle molte componenti di buonsenso rinvenibili ancora nel Partito Democratico di uscire allo scoperto  senza essere “fucilate” pubblicamente dalle trasmissioni tv e dagli editorialisti dei grandi giornali cui il Pd pare aver subappaltato la definizione della propria linea politica.

In questo senso credo che se si vuole davvero un centrosinistra che ritorni ad essere competitivo, occorre in questa fase che il centro si assuma la responsabilità di dettare le condizioni dell’alleanza. Con la sinistra così com’è ridotta non si va da nessuna parte. A questo obiettivo i difetti di Matteo Renzi  che lo rendono antipatico perché si propone come uno che appare più bravo a distruggere che a costruire, potrebbero addirittura rivelarsi dei pregi. Perché servono discussioni franche, capaci di cambiare la sostanza della proposta politica. Poi naturalmente l’alleanza dovrà esser ampia e capace di contenere visioni anche distanti. Ma ciò che conta è prefiggersi di iniziare fin dal giorno in cui inizia il governo della destra a costruire un centrosinistra che possa risultare nel complesso quantomeno non ostile ai ceti medi e popolari e alla ripresa economica e sociale del nostro Paese pur in una fase alquanto complicata.