Articolo pubblicato sulle pagine della rivista Treccani a firma di Angelo Piero Cappello

La funzione essenziale del libro, dopo il drammatico tornante del 2020, è cambiata o, meglio, sono cambiati – e non credo si tratti di cambiamenti provvisori – i metodi e le modalità di fruizione della lettura: con l’avvento del web, tecniche, modalità e abitudini di lettura e perfino la circolazione del prodotto culturale – sia esso rivista, libro o qualunque altro prodotto legato alla lettura o alle pratiche del consumo culturale – hanno cambiato confini, traiettorie, percorsi di diffusione e modalità di consumo e fruizione.

Il digitale ha rivoluzionato non solo tempi e luoghi delle pratiche interazionali, ma anche le modalità di ascolto e di lettura, alle prese con linguaggi che si adattano rapidamente alle necessità rappresentative della rete. Oggi il libro e la sua fruizione, come spazio di conservazione e trasmissione del sapere e della memoria, tendono sempre più ad essere digitali o digitalizzati, e comunque, al limite, digitalizzabili. Il web ha di fatto messo in crisi la vecchia ripartizione di compiti e ruoli e modalità dei consumi di cultura: in uno stesso spazio libero, oggi giocano ruoli assai più complementari che in passato libri, giornali, riviste, blog, e-book, siti web, instant books, profili e web magazine: questo agone comune che è il web, dove sono saltati i confini tra l’una e l’altra abitudine di lettura, dove paradossalmente è possibile perfino stamparsi le pagine che si desidera leggere “on demand”, costringe tutti gli operatori della filiera a ripensare funzioni e modalità di servizio al pubblico.

Verrebbe pertanto da chiedersi non solo quanto si legge al tempo della riproducibilità digitale di contenuti, testi, immagini, ma anche quale posto rivestano il libro cartaceo e l’e-book in un’era scandita dalle relazioni interconnesse.

I nuovi dati – che emergono inattesi dalla recente indagine condotta dal Centro per il libro e la lettura in collaborazione con AIE– consegnano la fotografia di un mondo che sta mutando. Le novità, determinate dalla brusca accelerazione che la pandemia ha imposto, saranno oggetto di ulteriore analisi: ma è intanto fondamentale utilizzare al meglio i dati raccolti dall’indagine per ideare e realizzare progetti e soluzioni sempre più in linea con le esigenze dei lettori e le tendenze di un mercato in continua evoluzione.

Cosa è successo, dunque, alla lettura in Italia quando all’emergenza del basso numero di lettori, se ne è aggiunta un’altra, sanitaria e globale? E dopo la prima fase, si torna in tutto o in parte alla situazione precedente? A queste e altre domande hanno provato a rispondere le due rilevazioni «La lettura nei mesi dell’emergenza sanitaria», parte del progetto di ricerca confluito nel Libro bianco sulla lettura 2021. Una prima rilevazione, condotta a maggio 2020 all’indomani del termine del primo lockdown, ha potuto monitorare cosa è avvenuto durante i mesi della chiusura. Una seconda, svoltasi in ottobre, relativa ai mesi successivi, ha verificato gli umori dei lettori italiani prima della fase più virulenta della seconda ondata della pandemia. La possibilità di comparare queste due rilevazioni consente di disporre di una prima serie di fotografie con cui seguire i comportamenti relativi alla lettura, prima, durante e dopo il ritorno alla (relativa) normalità. Con la necessità di indagare ulteriormente, in futuro, gli effetti della seconda ondata. L’obiettivo è capire se, e in quale misura, i comportamenti osservati si protrarranno oltre il 2020, con tutto ciò che ne consegue nella definizione delle politiche di sostegno alla lettura e della filiera libraia. La domanda cui si voleva rispondere con queste indagini era essenzialmente se i comportamenti già presenti tra i lettori – il crescente uso dell’e-commerce, la lettura di e-book e l’ascolto di audiolibri, lo spostamento dai media giornalistici tradizionali a quelli digitali – che hanno conosciuto una grande accelerazione legata alla situazione in corso, torneranno a riallinearsi ai trend precedenti il lockdown oppure no. L’indagine di maggio mostrava dei lettori italiani «distratti» dalla pandemia, con poco tempo da dedicare alla lettura di libri in giornate passate a seguire le mille notizie che ossessivamente TV, siti Internet di informazione e social media riversavano su cittadini comprensibilmente attoniti. Quella di ottobre mostra dati diversi, in cui tutte le dimensioni della lettura crescono. Si conferma, in primo luogo, ciò che gli intervistati di maggio avevano indicato nel rispondere a una delle domande del questionario. La differenza tra la quota di persone che prevedevano di incrementare in futuro la lettura e la quota di chi prevedeva di lasciarla immutata (o diminuirla) era positiva di 4,7 punti. Un dato che contraddistingueva la lettura da tutti gli altri consumi culturali, che registravano valori negativi. Il dato è ancor più importante perché la richiesta di previsione di comportamento (con tutte le cautele che le indagini previsionali hanno) avveniva poco dopo il 4 maggio – data spartiacque tra Fase 1 e Fase 2 – quando le restrizioni erano state solo parzialmente rimosse. In questo contesto, gli intervistati individuavano proprio nella lettura di libri l’attività che avrebbero incrementato diversamente dagli altri consumi culturali. Quel che sembra modificato è il senso della parola “lettura”: non solo e non più su supporto cartaceo, ma libro e web (e viceversa) in un alternarsi indifferente e complementare.

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