“Mai senza Conte”, “a Conte non c’è alternativa”, “il Governo prosegue con Conte Premier”. Sono svariate le dichiarazioni di questo tenore in queste ultime ore di esponenti di primo piano del Pd, il partito che rappresenta il perno più autorevole dell’attuale coalizione di governo. C’è una sola domanda che non si può non avanzare a fronte di queste solenni dichiarazioni. E cioè, sino a quando durano queste affermazioni? 2 ore, 6 ore, mezza giornata, un giorno? La domanda si rende legittima perchè se uno dovesse registrare ciò che ha detto in questi ultimi due mesi la figura più autorevole e più influente dell’attuale corso del Pd, cioè Goffredo Bettini, attorno alla figura di Conte c’è tutto e il contrario di tutto. Dal “punto di riferimento di tutti i progressisti italiani” all’unico esponente capace di unire tutta la sinistra; dalla necessità che faccia una sua lista per le prossime elezioni politiche all’insostituibilità come capo di governo.
Ora, di fronte all’ennesima piroetta irresponsabile e devastante di Renzi – a proposito, quanti sono ancora i renziani “in servizio effettivo” nell’attuale Pd? -, soprattutto in un contesto drammatico come quello che sta concretamente vivendo il popolo italiano, è doveroso che il partito che conserva tuttora una maggior credibilità politica e una classe dirigente di tutto rispetto, elabori una sola linea politica e la porti avanti con tenacia, coerenza e determinazione. Ben sapendo che un alleato come Renzi – lo dovrebbe conoscere bene anche l’80% del Pd che sino a qualche anno era strutturalmente e organicamente renziano, a cominciare dagli attuali capigruppo di Camera e Senato – rappresenta una destabilizzazione continua in qualsiasi coalizione, fuorchè non la guidi lui. E anche in quel caso, come ha dimostrato la concreta esperienza della politica italiana negli ultimi anni, la destabilizzazione era un elemento centrale della sua azione.
Ecco perchè, conoscendo i tasselli che compongono lo strano e singolare mosaico politico che attualmente governa il nostro paese, è veramente arrivato il momento affinchè il partito più responsabile, che esprime una antica cultura di governo e che conserva, pur tra molti limiti, una discreta classe dirigente, dica una parola chiara e netta su ciò che sta capitando in questa sempre più confusa fase della politica italiana. Un partito, per dirla con Cacciari, che non può più limitarsi ad “assistere” ciò che capita nella cittadella politica. E questo non solo per il bene del Governo o del centro sinistra ma per il bene comune e per la stabilità del nostro paese.