In base al rapporto di collaborazione tra le due testate, Il Domani d’Italia e Orbisphera, pubblichiamo il testo integrale dell’articolo su Padre Gianpaolo Salvini.

Domenica 21 marzo, alle ore 7.30, è mancato a Roma padre Gian Paolo Salvini.
Nato nel 1936, entrò nella Compagnia di Gesù all’età di diciott’anni. Dopo essersi laureato a Milano in Economia e poi in Teologia ad Innsbruck, svolse per molti anni attività pastorale a Salvador di Bahia, quindi al Centro Studi Sociali e alla rivista “Aggiornamenti Sociali” a Milano. Dal 1985 al 2011 è stato direttore de “La Civiltà Cattolica”.
Per conoscere meglio il grande spessore culturale, sociale ed umano del padre gesuita,
“Orbisphera” ha chiesto al prof. Paolo Sorbi, che intrattenne con Gian Paolo Salvini un lungo rapporto intellettuale e amicale, di tracciarne un breve ricordo.
«Gian Paolo era un mio grande amico», ha raccontato Sorbi.
«Lo conobbi ai tempi dell’università a Trento, alla Facoltà di Sociologia.
Lì, per una serie di combinazioni, vissi per circa due anni alla casa dei padri Gesuiti “Villa S. Ignazio” diretta dal padre Passalacqua, figura di punta del rinnovamento conciliare in quella città.
Fu proprio lui a parlarmi di un suo confratello che era di ritorno in quegli anni dalle esperienze brasiliane di pastorale tra gli studenti e il movimento sindacale brasiliano, che stavano facendo con Lula i primi esperimenti di contrattazione articolata, sull’onda delle grandi lotte operaie europee replicate nei “cordones” industriali della città di San Paolo.
Salvini seguì in modo appassionato, e al tempo stesso lucido e concreto, tutti quei movimenti di conflittualità sociale in cui vedeva raggi di luce evangelica finalmente esprimersi con i lavoratori e i poveri delle favelas delle metropoli brasiliane.
Mio fratello Carlo, anche lui gesuita e con vocazione operaia di fabbrica, me ne parlò benissimo: loro due erano già in contatto.
Ci incontrammo a Roma e lui diventò direttore di “Civiltà Cattolica”, la prestigiosa rivista internazionale della Compagnia redatta a Roma nella ben conosciuta Villa Malta di via di Porta Pinciana, che ci ricorda la grande figura del padre Curci, protagonista e fondatore nell’Ottocento dei fascicoli di quella eccezionale impresa culturale che tante questioni del cattolicesimo contemporaneo ha trattato.
Padre Salvini ne fu direttore per circa ventisei anni rendendola sempre più attenta alle tematiche delle scienze sociali, intrecciandole con le necessarie riflessioni bibliche e teologiche che in quegli anni emergevano come discussione sulle crisi dei profili antropologici dei due generi. Nonché sempre più attenta alle necessarie riflessioni ecclesiali che si aprivano con la fine dei socialismi nell’Est europeo.
Quindi con un respiro globalistico che caratterizza ancora oggi quell’impresa culturale ai tempi delle dinamiche digitali e dell’intelligenza artificiale.
Gian Paolo, insieme ad un altro caro amico, il padre Federico Lombardi, mi è stato vicino in questi ultimi vent’anni fornendomi nuovi stimoli sulle inedite piste pastorali che si stavano aprendo.
Abbiamo discusso spesso di questa epocale fase di transizione ecosistemica che a lui tanto interessava. Gian Paolo voleva confrontarsi con le mie riflessioni sulle dinamiche tra poveri e capitale, che riconosceva come centrali nella crescita delle diseguaglianze su scala internazionale.
Fu persona di preghiera profonda e mi fu vicino nella riscoperta delle “strade ignaziane” che non avevo approfondito a sufficienza.
Mi fece riscoprire tesori profondi di azione e contemplazione, senza i quali la vita del laico credente inevitabilmente si disperde anziché ricomporsi in quel cammino ignaziano che lui tanto amava.
Mi consola sapere che ora parlerà sempre con il suo grande riferimento».