Papa Francesco: l’ultimo profeta globale

L’ultimo profeta che ci indica valori universali, che ci richiama ad un “nuovo umanesimo” capace di salvare la dignità delle persone

Per quanti si ostinano a non rinunciare ai valori di una società aperta e solidale, i motivi di preoccupazione e di angoscia non derivano solamente dalla involuzione della politica, dalla crisi delle democrazie e del diffondersi tra le persone di un crescente clima di intolleranza e di radicale individualismo.
Tutto si lega, al di là e prima della politica, in questa fase pericolosa e inquietante della nostra storia, con la sua violenta produzione di macerie e la sua carenza assoluta di futuro.
È drammatico il deficit che mediamente dimostriamo nella lettura di ciò che sta accadendo, prigionieri come siamo delle nostre questioni di breve momento.
Un elemento dirompente si è aggiunto nelle ultime settimane: il salto di qualità dell’attacco a Papa Francesco.
Personalmente lo colgo, in quanto cattolico, come opera ostile alla Divina Provvidenza, che ci ha donato, proprio nel pieno delle temperie di un tempo impazzito, un Papa come questo.
Ma non devono sfuggire il significato e la portata di una strategia che va oltre le questioni interne alla Chiesa e il futuro stesso dei cattolici.
Francesco è oggi l’ultimo profeta globale rimasto. Non se ne vedono altri.
L’ultimo profeta che ci indica valori universali, che ci richiama ad un “nuovo umanesimo” capace di salvare la dignità delle persone e delle comunità tanto rispetto alla forza pervasiva dei mercati e delle tecnologie, quanto rispetto al riemergere delle chiusure egoistiche e delle mitologie dei “muri” di ogni genere.
Vogliono toglierci proprio questo: il simbolo di una speranza di nuova umanità.
Porporati infedeli, pezzi di Chiesa riottosi al cambiamento e sette cattoliche ultra reazionarie utilizzano ormai spudoratamente ogni cosa – compreso lo scandalo pedofilia – per costringere alla resa un Bergoglio sempre più solo nei vertici della gerarchia.
Il dossier dell’ex Nunzio Apostolico Viganò, le posizioni di molte diocesi americane e l’ancor più inquietante intervista rilasciata dal potente Cardinale Burke sono solo la punta dell’iceberg.
A ciò si aggiungono le ormai ricorrenti iniziative ostili di molti ambienti non ecclesiali, che stanno da tempo scatenando una campagna di denigrazione e di delegittimazione verso il Papa: si vedano, da ultimo, i servizi velenosi di un giornale assai significativo per gli ambienti che ne sono ispiratori come Le Monde.
Non è solo, dunque, il rifiuto di una parte della Chiesa di accettare la sfida pastorale di Papa Francesco sulle delicate e complicate questioni poste dal mondo di oggi.
Non è solo il tentativo di ripristinare l’idea lugubre di una Chiesa che non si apre, con carità, alle novità del suo tempo e che invece vuole rifugiarsi nel fortino assediato del proprio potere.
No. C’è molto di più dietro a questi attacchi al Papa.
C’è la voglia di togliere di mezzo l’unico Profeta di una idea del Mondo che non rinuncia ai valori della umanità e della solidarietà.
Come cattolici dobbiamo dunque pregare per Francesco e testimoniare vicinanza e sostegno. A tutti i livelli e con tutti gli strumenti disponibili.
Come cittadini dobbiamo operare affinché la sua profezia per un “nuovo umanesimo” non cada nel vuoto dell’indifferenza e della viltà, ma si traduca in nuova coscienza e nuovo impegno in tutti gli ambiti della vita sociale, politica compresa.