PARTITA DAL BASSO, L’AZIONE DI RICUCITURA ESIGE UNA VISIONE APERTA DEL POPOLARISMO.

Si tratta di affrontare con generosità – si legge in questa nota di Merlo – la spinta alla riaggregazione dei Popolari. “Nessun paletto, nessuna pregiudiziale personale o ideologica, nessun atteggiamento altezzoso ed arrogante ma, semmai, la volontà di ricostruire e ridare cittadinanza ad una cultura politica che non ha più alcuna speranza in altri campi politici e post ideologici”.

 

Preso atto che, come si direbbe negli ordini del giorno, il ruolo dei Popolari e dei cattolici sociali è fuori luogo e anche fuori tempo nel processo della ricostruzione della sinistra italiana post comunista e difficile da declinare nel campo alternativo della destra, la necessità di proseguire con la “ricomposizione” dell’area Popolare a livello nazionale deve andare di pari passo con l’altrettanto importante processo di allargamento ed aggregazione della suddetta area. Certo, passo dopo passo, ma senza anteporre paletti ideologici e recinti esclusivistici.

Una prassi, questa, praticata nell’esperienza dell’ultimo Pd dove le correnti sono diventate organismi di potere autoreferenziali e ben delimitate e dove la cittadinanza è preclusa a chi non dimostra assoluta fedeltà al capo banda. Il metodo che, al contrario, deve accompagnare il processo di “ricomposizione” e di “allargamento” dell’area Popolare dopo le forti novità politiche che sono intervenute nella politica italiana, anche e soprattutto dopo il voto del 25 settembre scorso, dev’essere esattamente l’opposto.

Nessun paletto, nessuna pregiudiziale personale o ideologica, nessun atteggiamento altezzoso ed arrogante ma, semmai, la volontà di ricostruire e ridare cittadinanza ad una cultura politica che non ha più alcuna speranza in altri campi politici e post ideologici. Nè, come evidente, nella attuale sinistra ormai proiettata, e giustamente, a riscoprire le sue radici culturali e politiche post ed ex comuniste, nè nella attuale destra ancora, e purtroppo, troppo sovranista e, come ovvio e scontato, tralasciando del tutto il populismo demagogico, anti politico, giustizialista, manettaro e adesso anche grottescamente assistenzialista e pauperista dei 5 Stelle. L’unico spazio, del resto storico e politicamente più congeniale e pertinente, è quello di Centro. Dove, cioè, è possibile declinare concretamente e credibilmente quella “politica di centro” che era e resta il cuore della sfida politica dei cattolici popolari e sociali.

Ma per centrare questo obiettivo è indispensabile coinvolgere realmente tutta l’area Popolare e far sì, al contempo, che i partiti di riferimento non si riducano ad essere banali soggetti politici “personali” alle dirette dipendenze del “capo”. E questo perchè esistono mondi vitali, amministratori locali, gruppi riconducibili all’associazionismo cattolico, movimenti all’interno della società civile che si riconoscono nella cultura e nella tradizione del popolarismo di matrice cristiana. Donne e uomini, giovani e anziani che, però, non hanno ormai da tempo una rappresentanza politica e una proiezione istituzionale. Semplicemente si tratta di un’area politica e culturale che non può più limitarsi a giocare un ruolo prepolitico e, di conseguenza, puramente testimoniale. Serve una assunzione di responsabilità e un rinnovato protagonismo politico, culturale, programmatico e anche e soprattutto di natura organizzativa.

Ecco perchè il processo costituente che è partito dal basso, a differenza di altre stagioni storiche, adesso deve fare un salto di qualità coinvolgendo le varie realtà disseminate nella periferia italiana. Privilegiando, comunque sia, la qualità dell’azione politica, i contenuti e, soprattutto, gli elementi distintivi della nostra cultura politica che non sono più affatto riconducibili nè alla prospettiva della sinistra post comunista e nè alla attuale destra e che restano di una straordinaria attualità. Il processo, finalmente, è partito. Tocca al mondo Popolare, adesso, indicare la rotta attraverso il ritorno della politica, della militanza, del radicamento territoriale e della elaborazione culturale. Elementi, del resto, distintivi e specifici della tradizione popolare e cattolico sociale.