Non sono mai stato un Sorcino e difatti in questi giorni piango su Facebook la perdita di Elisabetta Imelio dei Prozac+ che hanno caratterizzato con la loro musica indie i miei anni 90, però riconosco a Renato Zero una carica di novità che negli anni 70/80 ha percorso il pop italiano e poi, nel proseguio della sua vita una serenità di giudizio e anche un affetto verso la sua città, Roma dove ha provato più volte di costruire le condizioni per avere una città della musica.

E così non mi stupisco della sua passeggiata nel centro di Roma il giorno dopo il DPCM che per la prima volta nella storia della Repubblica ha sospeso l’attività di scuole ed università ponendo di fatto limiti alla nostra vita quotidiana e costringendoci al confronto ravvicinato con un morbo che colpisce sia il corpo che l’economia e la socialità soprattutto del nostro paese. Come tutti gli artisti ha colto subito il rischio più grande. E cioè la socialità, quella dei concerti, dei teatri, del cinema, dell’incontro in piazza a Roma, anche del – perdonatemi la parolaccia- del sano “cazzeggio” tra amici sotto il sole, anche d’inverno, che permette di prenderti comunque una pausa da tutte le ansie e le sofferenze di ogni giorno.

Questo virus ci costringerà per forza di cose a guardare il nostro Paese, e in prospettiva politica anche a discutere di come il coordinamento delle regioni, il rapporto con lo Stato, sia stato affrontato; di quali sono le strutture sanitarie e come funzionano, ma certo questi sono discorsi del domani, adesso c’è l’emergenza.

In questa emergenza che nasconde però- e speriamo di imparare a discuterne- tante altre emergenze che ogni anno affrontiamo magari senza la giusta mentalità e la giusta unità del paese: penso ai circa 3000 morti sulle strade( nel 2019 con +7% invertendo la rotta che era in diminuzione degli anni passati); ai 120.000 infartuati di ogni anno ( e molti grazie sempre alla pubblica sanità si salvano oggi) e 185.000 italiani colpiti da ictus….. E bene, in questa emergenza in cui siamo costretti a fare i conti con noi stessi con queste difficoltà di un anno che lasciamo correre sotto i nostri occhi questa passeggiata nella città è un gesto che forse dovrebbe essere guardato con attenzione della politica, anche soprattutto da quella romana così presa delle piccole questioni di ogni giorno e da una certa insensibilità a cambiare forse dovuta all’eternità della città ma anche ad un calo grave, una sorta di immunodepressione delle virtù civiche.

Se c’è una colpa che va fatta a questo Sindaco al di là di ogni singola questione su cui si può discutere è proprio l’aver fatto regredire il popolo romano nelle sue virtù civiche lasciando spazio all’idea che ogni quartiere sia abbandonato a se stesso, che ogni esistenza non è dentro la comunità romana, ma è singola e per certi versi disperata e disperante quando tocca le punte basse e le debolezze della povertà oppure dell’incomunicabilità.

La passeggiata di Renato Zero è certo un gesto d’artista, nulla più. Ma anche nulla di meno. E dovrebbe farci riflettere sulla necessità che una passeggiata per la città la facciano anche tutti coloro che hanno a cuore le sorti di questa grande metropoli che avrebbe bisogno di unità, di coerenza e di coraggio da dimostrare proprio in questi giorni più difficili per portarlo con sè magari – rinnovati nello spirito- anche nelle proposte che possano guardare ad un futuro migliore. Per tutti, per una comunità. per una città che merita di essere migliore.