Bisogna domandarsi se la tradizione è un monolite eterno oppure una serie di elementi che definiscono un’identità in continuo divenire.

Le vittorie olimpiche dello sportivo Marcell Jacobs, di padre texano e madre italiana, riaccendono il dibattito sulla necessità di modificare la legge sulla cittadinanza e passare dal diritto di sangue ad un altro tipo di diritto. La vittoria sportiva di Jacobs non è stata l’unica ed altri stranieri si sono distinti nel loro onorare l’Italia, il Paese di cui si sentono parte, in cui vivono e lavorano. 

Questa vicenda mi fa venire in mente un altro “patriota” che si sentiva italiano pur non essendolo. Parlo di Nazario Sauro, di cui ricordo il recente anniversario della morte. Cittadino istriano, si arruolò nella Marina italiana pur di servire il Paese a cui si sentiva legato. A quel tempo l’Italia non era ancora una nazione: nel senso chele dinamiche geopolitiche in moto dalle guerre di indipendenza erano ancora in atto. Non era neanche una regione geografica per come la conosciamo oggi. Era per lo più un’idea nella mente di qualche sognatore. Vi furono sognatori che la portarono all’unitá ed altro che la portarono alla guerra. Era il Paese in cui coloro che erano cittadini di un altro Paese potevano riconoscersi in un Nuovo Paese. 

Nazario ci credeva. Ma Istria a quel tempo era “Austria” dunque venne denunciato per alto tradimento. Mori impiccato il 10 agosto del 1916. La madre davanti la forca pur di salvarlo disse che non era lui. Non gli credettero. Prima di avere il collo spezzato lo sentirono dire “viva l’Italia”. 

In una società completamente diversa da quella in cui il sottoscritto è nato vi sono molti elementi che appartengono alla mia zona confort mentale. Non credo di essere l’unico a percepire questo. La tradizione è un monolite eterno oppure una serie di elementi che definiscono un’identità in continuo divenire? Ha ancora senso parlare, pensare, vivere un Paese, oggi, nel modo in cui lo si faceva cento anni fa? Mi piace pensare che questo sia il paese dei sognatori e che, almeno qui, un sognatore possa sempre trovare una casa.