Dunque, dopo lo tsunami storico e politico – mai nessun segretario di partito, sino ad oggi, si era  “vergognato” del suo partito e della sua comunità nella lunga storia democratica italiana – adesso  siamo arrivati sul palco di “Scherzi a parte” o, nella migliore delle ipotesi, ad un film “felliniano”. E  questo perchè dopo queste inattese e paradossali dimissioni – anche se le cose dette da  Zingaretti sul suo partito sono note e conosciute, da tempo, a tutti quelli che seguono la politica  italiana – sono già capitati 3 fatti che indicano lo stato di degrado di un partito che, sulla carta,  dovrebbe essere il perno dell’alternativa al sovranismo, alla destra illiberale, alla deriva autoritaria  e neo fascista e bla bla bla.. 

Andando in ordine: si vocifera di una candidatura a reggente di Fassino, ex turbo renziano per  lunghi 4 anni durante l’intera segreteria del rottamatore fiorentino e giustamente, e  comprensibilmente, uscito illeso e ricandidato dalla tenaglia della rottamazione; l’autocandidatura  del comico Grillo a “reggente” per guardare “tutti insieme al traguardo del 2050”. Una  candidatura, ovviamente comica e paradossale, ma del tutto coerente con il progetto politico del  Pd che vede nei 5 stelle un partito con con cui costruire una alleanza politica organica, strutturale  e quindi di lunga durata e strategica. In ultimo, la discesa in campo delle simpatiche “sardine”,  una delle infinite correnti del Pd che, almeno così pare, vorrebbero scalzare le altre correnti interne  per avere finalmente un posto al sole e cominciare quella carriera politica attesa da molti dei suoi  protagonisti. 

Ecco, per non buttarla solo in caciara, basta elencare questi tre fatti per arrivare ad una  conclusione persin banale: e cioè, appunto, siamo mica su “Scherzi a parte?”. 

Ora, per evitare di inseguire la cronaca che, comunque sia, è reale e vera, almeno su un punto  vale la pena richiamare l’attenzione di tutti coloro che pensano che il Pd, partito con una cultura di  governo, e di potere, rappresenta ancora – forse – la vera alternativa al centro destra in una seria e  trasparente democrazia dell’alternanza. E cioè, il progetto politico del Pd è sostanzialmente fallito  o no?. Un progetto che, come noto a tutti, si incardinava su alcuni punti basilari: un partito a  vocazione maggioritaria; un partito riformista e autenticamente democratico alternativo alla deriva  populista e trasformistica; un partito plurale capace di contemplare al suo interno le migliori  culture politiche costituzionali e, infine, un partito fortemente radicato nella società italiana e  capace di dar vita ad una vera e propria classe dirigente che si riconosceva nel suo progetto. 

Ecco, mi sono limitato a ricordare 4 soli aspetti – tra i molti che si potevano citare – per trarre una  triste conclusione. Ovvero, per essere realisti e pur senza adoperare il linguaggio crudo e spietato  di Zingaretti, ci troviamo invece di fronte ad un partito dilaniato da infine correnti, gruppi,  gruppuscoli e vere e proprie bande; un partito che ha stretto una alleanza organica con il partito  leader del trasformismo e del populismo in versione italiana; un partito che, molto al di sotto del  20% dei consensi, è costretto a stringere alleanze per potere giustamente governare e, in ultimo,  un partito che trascorre il suo tempo prevalentemente, come dice il suo segretario, a parlare di  potere, di organigrammi, di incarichi, di poltrone e di strumenti organizzativi per accaparrarsi quel  potere. 

In ultimo, c’è ancora la possibilità concreta, e non solo formale o ipocrita, affinchè il Partito  democratico possa recuperare la sua antica vocazione originaria oppure ci dobbiamo rassegnare  al giudizio, peraltro intelligente ed oggettivo, di Massimo D’Alema quando disse che il “Pd si è  dimostrato un amalgama mal riuscito?”. 

La risposta a questa domanda risiede unicamente nelle scelte politiche concrete del Pd e nei  comportamenti futuri, altrettanto concreti, del suo gruppo dirigente. Certo, il correntismo  esasperato tra bande contrapposte, e non tra correnti ideali che contribuiscono, insieme, a  costruire il progetto politico del partito e la ricerca e la conservazione del solo potere, come dice il  segretario uscente del partito, non contribuiscono a ridare un’immagine di novità, di freschezza e  di credibilità del progetto del partito. 

Per il momento, almeno questo però, usciamo dalla ennesima gag di “Scherzi a parte”. Ve lo  chiediamo con serietà e con amicizia.