Pensare globalmente e agire localmente. Anche questo, emblematicamente, può servire alla ricomposizione dell’area dc.

 

Solo dal dialogo e dal confronto politico dal basso, dalle realtà di base, con giovani e anziani impegnati a pensare globalmente e agire localmente, potrà emergere una nuova classe dirigente”.

L’autore sostiene da sempre l’idea di ricomporre l’area popolare e democratico cristiana dopo la lunga stagione della diaspora. Il principale problema, tuttavia, viene dalle componenti cosiddette moderate, anzitutto per il loro rifiuto a porre con chiarezza un argine a destra, come insegna e contempla la tradizione della Dc fin dai tempi della fallita operazione Sturzo (di cui ricorrono, per altro, i settant’anni).

Su questo punto la discussione rimane aperta, senza che abbia registrato finora grandi evoluzioni.

 

Ettore Bonalberti

 

Considero molto positiva l’iniziativa assunta da Renato Grassi, segretario nazionale della Dc, di invitare gli amici dei diversi partiti, movimenti, associazioni e gruppi dell’area cattolico democratica e cristiano sociale per la ricomposizione politica. Mi auguro che l’Istituto Sturzo, depositario della memoria storica dei Popolari e della Dc, accetti di offrirci l’ospitalità, così come spero che, finalmente questa volta, tutti accolgano l’invito senza diserzione di alcuno.

 

Credo anche che un incontro dei vertici romani,  il quale nei lunghi anni della diaspora (1993-2022) non si è mai potuto realizzare, possa servire certamente come indicazione di una strada che, tuttavia, richiede un diretto e forte coinvolgimento delle realtà territoriali. Un progetto di tipo top down, che si limitasse a un incontro dei vertici con i tutti i limiti e i condizionamenti che sin qui hanno impedito di andare avanti, non sortirebbe esiti positivi se nelle diverse realtà territoriali non si promuovesse un processo di dialogo e ricomposizione tra le diverse espressioni culturali, sociali e politico organizzative della nostra vasta, complessa e articolata area di riferimento.

 

Era ed è tuttora questo anche il progetto della Federazione Popolare dei Dc, guidata da Peppino Gargani, espressione di un patto sottoscritto da una cinquantina di associazioni, movimenti e gruppi, compresi alcuni dei  partiti di area Dc, che, tuttavia, fatica a decollare; vuoi per la tiepidezza di alcuni, vuoi per il voltafaccia che in occasione delle ultime elezioni regionali calabresi ha fatto l’Udc di Cesa e De Poli, ma, soprattutto, per il mancato coinvolgimento delle realtà di base di cui quei sottoscrittori del patto federativo sono o dovrebbero essere espressione. Nei prossimi giorni sarà convocata una riunione on line dei soci della Federazione e da parte mia solleciterò Gargani e amici a sostenere l’iniziativa della Dc per ritrovarci tuti insieme a discutere dei modi e dei tempi utili e necssari per la nostra ricomposizione politica, delle cui motivazioni si è scritto e si scrive da parte di molti e su diverse testate.

 

Questa volta, però, è indispensabile favorire iniziative di ricomposizione che sollecitate dall’alto, devono vedere impegnate tutte le realtà territoriali in sede locale. Privi di risorse finanziarie e di sedi fisiche di incontro, a Venezia ho pensato di avviare lo strumento di un gruppo facebook (https://www.facebook.com/groups/272778101596179/?ref=share), quale sede virtuale; uno strumento per favorire la conoscenza e la partecipazione al dibattito culturale e politico dei cittadini e cittadine elettrici ed elettori, simpatizzanti e non della nostra area. In poche ore ho raccolto diverse adesioni mentre con il Comitato 10 Dicembre (https://www.facebook.com/search/top?q=comitato%2010%20dicembre) insieme a un gruppo di storici intendiamo approfondire la storia della Dc, soprattutto attraverso la presentazione degli uomini del partito che hanno contribuito allo sviluppo dell’Italia, difendendo la libertà e i valori costituzionali e con essi, quella degli umili servitori della Repubblica, donne e uomini impegnati per oltre cinquant’anni negli enti locali della penisola. Di essi vorremmo fosse conosciuta la storia, dopo che una falsa vulgata anti Dc li ha accomunati senza alcuna distinzione critica, nella damnatio memoriae seguita a “mani pulite”, di cui si dovrà presto ricostruire la verità dei fatti.

 

C’è nel Paese un desiderio di un centro nuovo della politica italiana e non saranno i tragicomici movimenti parlamentari dei diversi “nominati”, in larga parte transumanti partitici a rispondere alle esigenze di rinnovamento e di riconquista della credibilità della politica, se compiuti da molti di coloro che di questa sfiducia sono stati e/o sono apparsi (“ in politica vale ciò che appare”) come corresponsabili o diretti interpreti. Solo dal dialogo e dal confronto politico dal basso, dalle realtà di base, con giovani e anziani impegnati a pensare globalmente e agire localmente, potrà emergere una nuova classe dirigente che sarà in grado di assumere con passione civile il testimone della nostra migliore tradizione politica.