Perché bisogna distinguere tra il rosario ed il comizio

Si dirà che non è la prima volta, ed è vero.

Fonte http://www.ildemocristiano.it

Il rosario esibito di Salvini è, insieme, clericale e blasfemo. Più blasfemo che clericale, viene da dire. Come ha osservato giustamente padre Spadaro, l’esibizione così disinvolta e strumentale di simboli religiosi in una contesa politica ed elettorale mette in questione quel “dare a Dio quel che è di Dio, e a Cesare quel che è di Cesare” su cui si fondano un paio di migliaia di anni di insegnamenti civili e religiosi.

Si dirà che non è la prima volta, ed è vero. E tuttavia si potrebbe anche osservare che i democristiani, con tutti i loro difetti, seppero sempre distinguere tra il rosario e il comizio, e che quando si pensò (La Pira) di promulgare la Costituzione “in nome di Dio”, l’argomento fu laicamente lasciato cadere.

Il fatto è che Salvini sta giocando la sua partita con una inquietante spregiudicatezza, fino ad immaginare di poter schierare un Papa contro l’altro, come se la sua guida politica fosse fonte di ispirazione. E tende sempre più a giocarla così mano a mano che si accorge che la sua presa sui destini del paese comincia forse un po’ ad allentarsi. Sicché viene da pensare che la sua parabola discendente non sarà, alla fine, una passeggiata su un letto di rose neppure per i suoi avversari.