Serve un disegno politico alternativo. Allora, si tratta d’indebolire quella logica degli “opposti estremismi” che continua a caratterizzare il comportamento delle due coalizioni principali; mettere in campo una iniziativa ‘centrista’, democratica, riformista e plurale, capace di contrastare tali dinamiche; favorire pertanto lo sviluppo di un progetto che assomigli ad una sorta di “Margherita 2.0”

Dunque, se non sbaglio, la stragrande maggioranza degli italiani conosce i danni politici, sociali, culturali, istituzionali, economici e di costume provocati dalla sub cultura del populismo in questi ultimi anni. Oltre ad aver profondamente inquinato la democrazia, ridicolizzato la credibilità della classe dirigente politica ed amministrativa e volgarizzato le stesse istituzioni democratiche. Perchè è indubbio che con il carico di antipolitica, antiparlamentarismo, demagogia, qualunquismo e mancanza di cultura di governo che il populismo si trascina dietro, è la stessa qualità della democrazia a pagarne il prezzo più duro e più arduo.

Ora, c’è una domanda alla quale prima o poi occorrerà dare un risposta politica seria e concreta. Ovvero, come si può siglare un’alleanza politica e programmatica, addirittura organica e storica per citare il guru della sinistra romana, cioè Bettini, con il partito populista per eccellenza, ovvero i 5 stelle? Com’è possibile individuare nel populismo decadente e ormai persin patetico l’alleato con cui intraprendere un progetto riformista, democratico e socialmente avanzato nel nostro paese? Come può essere credibile progettare una riforma istituzionale con un partito che, come l’esperienza concreta ha confermato – e non pregiudiziali politiche o pregiudizi culturali – pratica disinvoltamente il trasformismo parlamentare e l’opportunismo politico? E, infine, come può un partito cosiddetto riformista e di sinistra come il Pd pensare che la qualità della nostra democrazia, la credibilità delle nostre istituzioni democratiche e un progetto di sviluppo economico/sociale può essere fatto di comune accordo con un partito che nell’arco di pochi giorni ha cancellato in modo misterioso, nonchè improvviso e collettivo, tutto ciò che ha sbraitato, urlato, scritto e giurato in tutte le piazze italiane per oltre 15 anni?

Sono sufficienti queste poche, e persin banali domande, per arrivare ad una conclusione altrettanto scontata e banale. E cioè, non può arrivare da un partito populista – convertito o meno che sia ha poco importanza al riguardo – una spinta per rilanciare la cultura e un progetto riformista, democratico e anche costituzionale nel nostro paese. Altrochè il cosiddetto “campo largo” della sinistra italiana o, addirittura, un “Nuovo Ulivo 2.0”. Qui, molto più semplicemente, ci troviamo di fronte alla solita ed antica logica del pallottoliere dove pur di vincere con un voto in più rispetto agli avversari/nemici, si è disposti ad allearsi con chiunque e con chicchessia a prescindere da qualsiasi giudizio di valore.

Per questi semplici motivi, e per indebolire quella logica degli “opposti estremismi” che continua a caratterizzare, purtroppo, il comportamento concreto delle due coalizioni principali, è necessario mettere in campo una iniziativa ‘centrista’, democratica, riformista e plurale, capace di contrastare tali dinamiche. E l’iniziativa di un progetto politico che assomigli ad una sorta di “Margherita 2.0” risponde, appunto, a quel postulato. Non può essere il populismo anti politico, demagogico, giustizialista e qualunquista la frontiera della miglior politica italiana. Serve altro. Ed è giunto il momento di provarci.