Il 20 e 21 settembre ci sarà il referendum confermativo della riduzione del numero dei parlamentari. Una bandiera del Movimento 5Stelle molto favorevole al taglio dei parlamentari e votata da tutti, tranne qualche sparuto voto contrario che si è distinto per essere quasi sommerso dalla valanga dei si al provvedimento. Pertanto, tutti i partiti, intendo dire quelli consistenti, non potranno che dare indicazioni di voto per confermare ciò che essi hanno prodotto. Se voi notate, i pochi commenti che si leggono sui mezzi di comunicazione, sono tutti riconduci alla singolarità dei commentatori.

Non troverete alcun segretario nazionale di partito esprimersi in difformità alla valanga del si.

A me, che non compete alcuna responsabilità di quel voto alla Camera e al Senato, e che liberamente esprimo i miei giudizi, corre l’obbligo di illustrare, in questo piccolo spazio, le ragioni per il No.

La riduzione dei parlamentari, com’è stata la riduzione nei consigli comunali, nei consigli provinciali dove sono, le assisi regionali, non hanno, almeno per quello che io vedo, migliorato in alcun modo le espressioni legislative e amministrative di quelle istituzioni.

È del tutto fuori luogo parlare di costi. È sproporzionato. È come soffermarsi su un virus, rispetto alla mole di un elefante. Quindi, non fatevi orientare da questo falso problema. La verità, almeno secondo me, è che si intenda restringere la platea dei rappresentanti, perché il potere vuole avere sempre meno fastidi perché orientato a non misurarsi con le dovute e necessarie mediazioni. Pensate per esempio quanto poco contino gli assessori e consiglieri comunali, vale solo il Sindaco! Pensate a quanto scarseggi il potere di un consigliere regionale o di un assessore regionale, impera solo il Presidente.

Le elezioni dirette hanno svuotato di capacità operativa e di abilità politica buona parte dei consigli comunali, provinciali e regionali.

I deputati e i senatori sembrano ormai essere pallide figure nei territori. Si vuole che siano ancor di più marginalizzate e portate ai minimi termini, in gran parte cancellandoli.

Se c’era un bisogno di intervenire non era certo nell’abbassamento dei rappresentanti, quanto eventualmente, commisurare il costo di costoro al costo medio europeo. Si capisce inoltre, che questa modifica imporrà una riforma elettorale. Altro pasticcio in vista. Ci saranno quelli che, in un quadro di assottigliamento in parlamento, vorranno mantenervi la propria presenza e quelli che non vedono l’ora di spazzare via le parti minori.

Ci sarà tanto da scrivere su questo, per adesso si sappia che da qui al 20 settembre, capiremo meglio quale orientamento prevarrà e che confusione questa battaglia creerà sotto il nostro cielo.

Per me, almeno per questo primo piccolo intervento, la decisione è consapevolmente già presa. Mi schiero per votare No al prossimo referendum.