PINELLI, L’INCIDENTE CHE SPIAZZÒ TUTTI (SINISTRE COMPRESE). E MORO FECE MANCARE LA SPONDA DC ALLO STATO D’ASSEDIO.

 


Giuseppe Pinelli fu trattenuto illegalmente in Questura, senza avvocato, senza contestazioni formali. Se solo gli uomini del Viminale avessero rispettato la Legge lo avrebbero dovuto rilasciare. Pinelli, dunque, non sarebbe volato giù da quarto piano dell’Ufficio di Calabresi e non sarebbe nato, almeno lì per lì, alcun caso. La storia non è (ancora) chiusa.

 

Antonio Payar

 

Se la sera del 12 Dicembre del 1969 c’era in corso una gran brutta faccenda, nella notte tra il 15 ed il 16 questa faccenda diventò un pasticciaccio. È da qui che poi nacque il Processo Calabresi-Lotta Continua, non su Piazza Fontana. Poi arriva D’Ambrosio, onesto e comunista, che cerca una chiusura ‘sovietica’ per tutti: “malore attivo”. Veniamo ai fatti. Esplose le bombe, nella Questura di Milano dal 13 Dicembre comandano gli uomini dell’UAR – Ufficio Affari Riservati (non deviati) del Viminale, diretto dal Prefetto Umberto Federico D’Amato.

 

In che direzione bisognasse guardare, al Questore Guida e al Capo dell’Ufficio Politico della Questura Antonino Allegra, va apposta a spiegarglielo ‘molto chiaramente’ l’uomo di D’Amato, il dott. Silvano Russomanno. Questi si era fatto le ossa nei campi paramilitari in Alto Adige con Amos Spiazzi; ma prima, dopo l’8 Settembre 1943, anche nelle SS italiane; più recentemente, in galera perché organizzatore del deposito in Via Circonvallazione Appia di circa 150mila fascicoli fotocopiati del Ministero dell’Interno (deposito scoperto il 4 Ottobre 1996; peraltro D’Amato stesso, in prima persona, conservava presso il suo ufficio reperti di attentati evitando di consegnarli alla magistratura).

 

Quella notte fra il 15 ed il 16 Dicembre ‘il complice’ di Valpreda cade dal quarto piano della Questura di Milano e muore all’1,50 all’Ospedale Fatebenefratelli circondato da qualche sanitario e da un nugolo di poliziotti. La moglie e la madre furono avvisate a casa in piena notte con una scampanellata di giornalisti, Stajano e Pansa; la moglie resta a casa con le bambine, la madre va all’Ospedale ma non viene fatta entrare.

 

Alle due il Questore Guida – che come Allegra e, da Roma, il capo della Polizia Parlato ci devono mettere la faccia spiegando all’opinione pubblica le mirabilie di risultanze così immediate e ‘concordantissime’ – si trova a giustificare il nuovo morto di Piazza Fontana, il ferroviere Pinelli, su cui i giornalisti insistono e su cui non appare pronto un piano b. Tant’è che, all’assalto mediatico, Guida – quello che durante il Fascismo aveva diretto il Carcere-confino di Ventotene – sbotta, dichiarando che Pinelli “era fortemente indiziato di concorso in strage…era un anarchico individualista…il suo alibi era crollato…non posso dire altro…si è visto perduto… è stato un gesto disperato… una specie di autoaccusa, insomma…il suo era un fermo prorogato dall’autorità”.

 

Appunto, poco più tardi Guida rincara la dose: “Vi giuro che non l’abbiamo ucciso noi! Quel poveretto ha agito coerentemente con le proprie idee. Quando si è accorto che lo Stato, da lui combattuto, lo stava per incastrare ha agito come avrei agito io stesso se fossi un anarchico”. E poi: “Non crederete mica che l’abbiamo buttato noi?…” . Ma questo chi glielo aveva chiesto?!

La storia, dopo la solitudine di Calabresi e la sua uccisione, è tutta da finire di scrivere. È stato Marino mandante Sofri? E Sofri ‘chi’ lo ingaggiò? Sofri è come Mario Moretti: vogliono finire il racconto qui, punto. Calabresi non voleva pagare per tutti e restare il gonzo di turno, si mise ad indagare sugli esplosivi negli anfratti nazifascisti del nord-est. Non finì il lavoro.

 

Infine, perché spiazzò anche le sinistre? Perché Calabresi ‘obbediva’ (cosa doveva fare se erano tutti commissariati dagli uomini venuti apposta dal Viminale?). Non era neanche nella stanza (fu Russomanno ad interrogare Pinelli?!). Il cerchio della sinistra extraparlamentare, ma anche più riservatamente del Pci, non si chiuse: era vero tutto, era terribilmente vero tutto, ma il sadismo che defenestra Pinelli da parte dello Stato democristiano resta indimostrato. Peraltro quella sera del 12 dicembre Moro non va al Quirinale e…volutamente…fa mancare a Saragat l’appoggio della Dc per dichiarare lo stato d’assedio. Questo, evidentemente, era il vero scopo delle bombe. Non a caso Mattarella annovera Piazza Fontana nella Strategia dell’Eversione, non della tensione né del terrorismo.

Nella foto qui riproposta, il Questore Marcello Guida (alle sue spalle, con la mano sul nodo delle cravatta, il Capo dell’Ufficio Politico della Questura di Milano, e capo di Calabresi, Antonino Allegra), tiene la conferenza stampa per abbozzare una prima spiegazione sulla caduta di Pinelli. È il 16 Dicembre 1969.