POPOLARI E UN PATTO FEDERATIVO.

 

La cultura popolare di ispirazione cristiana – presente in modo ramificato in tutto il paese, checchè se ne pensi – continua ad essere, soprattutto oggi, senza una adeguata e coerente rappresentanza politica organizzata. Allora è indispensabile affinare ed approfondire il progetto politico di questarea culturale che è stata comunque decisiva nei tornanti più difficili e complessi della nostra vita democratica e, al contempo, non disperdere loriginalità di questo filone ideale.

 

 

Giorgio Merlo

 

Dunque, tramontato il “sogno” del Pd originario di far convergere nel medesimo partito culture storicamente diverse ma impegnate per elaborare un comune progetto politico; fortemente indebolita la componente popolare nella coalizione di centro destra e preso atto della sostanziale e quasi matematica impossibilità per dar vita ad un nuovo partito identitario, l’unica alternativa politicamente percorribile resta quella di creare una forza unitaria a livello nazionale e poi stringere un “patto federativo” con quel partito che ritiene utile, indispensabile e necessario l’apporto del cattolicesimo popolare e sociale ai fini della costruzione di un progetto politico e di governo. Una proposta tutt’altro che astratta o virtuale per la semplice ragione che la cultura popolare di ispirazione cristiana – presente in modo ramificato in tutto il paese, checchè se ne pensi – continua ad essere, soprattutto oggi, senza una adeguata e coerente rappresentanza politica organizzata.

 

Certo, non è una operazione né semplice e né facile. Ma è sicuramente un percorso che si può e si deve intraprendere se non si vuole giocare un ruolo puramente testimoniale o, peggio ancora, di natura sostanzialmente pre politica. Ma prima di qualunque accordo, o patto o alleanza, è di tutta evidenza che occorre “esserci”. A livello politico e anche, e soprattutto, a livello organizzativo. Ma per centrare questo obiettivo con senso di responsabilità e coerenza, è altresì indispensabile affinare ed approfondire il progetto politico di quest’area culturale che è stata comunque decisiva nei tornanti più difficili e complessi della nostra vita democratica e, al contempo, non disperdere l’originalità di questo filone ideale.

 

Una identità politica e culturale senza alcuna deviazione integralistica e nè, tantomeno, di natura confessionale che non può essere però emarginata o ghettizzata all’interno di una formazione politica. Non sono, al riguardo, i “partiti personali” gli strumenti più congeniali per accogliere, in modo costruttivo e collaborativo, un’area come quella riconducibile al cattolicesimo popolare e sociale. Perchè solo un luogo politico “plurale” può favorire questa collaborazione e questa fattiva sinergia politica e culturale.

 

In secondo luogo va ricercata la massima unità di questa area politica e culturale. O almeno di tutti coloro che condividono questo progetto e questa prospettiva politica. Una unità che può essere decisiva ai fini della costruzione di una politica che rispecchia le istanze e la specificità della nostra tradizione.

 

In ultimo, ma non per ordine di importanza, abbiamo il dovere di valorizzare una classe dirigente che è presente in tutti i gangli vitali della nostra società. Una classe dirigente di qualità, radicata nel territorio, espressione di interessi sociali e culturali ben definiti e che è già presente in molte realtà locali del nostro paese. Anzi, sono la forza propulsiva del civismo nelle amministrazioni locali del nostro paese. Ecco perchè, dopo aver ricostruito una “rete” nazionale, che è già partita da ben prima della campagna elettorale, il “patto federativo” può essere un passaggio obbligato, anche se non dogmatico.