Quello che l’azzardo di Putin dice all’Europa.  L’analisi di Farinone.

 

Putin si sta prendendo diversi rischi, quelli che derivano dalla Nato: sono i soli che considera. Li vede nel momento in cui l’Alleanza si ricompatta, addirittura rendendosi interessante per paesi oggi neutrali come Svezia e Finlandia. L’Europa manifesta la sua debolezza.

 

Enrico Farinone

 

La crisi ucraina sta ponendo l’Unione Europea di fronte a tutte le proprie debolezze e contraddizioni nel campo di una politica estera che essa continua a non possedere. E’ stato detto che “la crisi non riguarda l’Ucraina in sé quanto piuttosto il nuovo patto sulla sicurezza europea”. Se ne sta occupando, per conto degli europei, non la UE bensì la NATO. Sì, quella medesima organizzazione che solo poco più di un anno fa il Presidente francese definiva in fase di “morte cerebrale” e che ora al contrario la scommessa al tavolo da poker di Putin ha reso nuovamente indispensabile, al centro delle preoccupazioni di Mosca, delle speranze ucraine e moldave (e forse pure georgiane), della strategia di difesa dei paesi baltici ex sovietici così come di quella dei paesi est europei già appartenenti al Patto di Varsavia.

 

Ciò che pensa lo zar del Cremlino ormai è chiaro. Nella sua visione tardo novecentesca l’Europa deve essere presidiata da due blocchi, uno a guida americana e uno a guida russa. Purtroppo per lui l’estensione territoriale e militare dell’area di sua influenza è ridotta rispetto ai tempi dell’URSS (la cui fine egli ritiene la più grande tragedia del fin-de-siecle), ma questo non significa che una qual certa influenza, anche economica oltre che culturale, non possa nuovamente venire esercitata su popolazioni che in fin dei conti hanno abbandonato Mosca da soli trent’anni. Anche e forse soprattutto considerando le difficoltà che esse, e i loro governi ancor di più, hanno nei rapporti con l’Europa di Bruxelles.

 

A questa riflessione, non declamata ma evidente, Putin aggiunge in chiaro una affermazione netta, ovvero la sua assoluta opposizione ad un ulteriore allargamento ad est del Patto Atlantico. Bielorussia, Moldavia, Georgia, Ucraina sono territori no-limits per la Nato. E per la verità aggiunge la richiesta, non proprio secondaria, di un ritiro dell’Alleanza dai paesi europei che furono parte dell’impero sovietico. Dell’Unione invece non si preoccupa, dando per scontato il disinteresse europeo per quelle nazioni dal punto di vista di un eventuale allargamento dei Ventisette.

 

Ora, con questa mano di poker Putin si sta prendendo diversi rischi. Questo è evidente. Ma sono quelli che derivano dalla Nato i soli che considera. Li vede nel momento in cui l’Alleanza si ricompatta, addirittura rendendosi interessante per paesi oggi neutrali come Svezia e Finlandia. E li vede altresì nella nuova potenziale pressione statunitense sulla Germania per bloccare il gasdotto Nord Stream 2, che Biden aveva allentato forse con troppa precipitazione, non considerando che la forza politica della cancelliera Merkel non sarebbe stata – almeno nell’immediato – rimpiazzata da una nuova guida politica a Berlino altrettanto autorevole.

 

Per contro, Putin di rischi con l’UE non ne vede, se non marginali. Priva di una politica estera comune; priva di una politica di difesa comune; priva di una potenziale forza militare di grande impatto, ora che la Gran Bretagna ne è uscita; priva di una leadership riconosciuta, ora che la Kanzerlin non c’è più; priva di risorse energetiche sufficienti qualora Mosca decidesse di chiudere i gasdotti che alimentano il 40% del suo consumo di gas; perennemente divisa al suo interno dal prevalere degli interessi nazionali, che entrano di prepotenza in qualsiasi campagna elettorale (così è stato la scorsa estate in Germania, così è ora in Francia); divisa, infine, da una barriera culturale e dalla stessa concezione dello stato di diritto fra il suo occidente e il suo oriente. No, l’Europa così come è ora non preoccupa Putin più di tanto.

 

Certo, ora il cancelliere Scholz ha alzato la voce, ponendo Nord Stream 2 fra i titoli del lungo elenco di sanzioni che colpirebbero Mosca nel caso si decidesse a invadere l’Ucraina. Ma Putin ha pure notato che Berlino ha impedito all’Estonia – paese membro UE – di inviare a Kiev armi di produzione tedesca. E che nessun paese europeo, a parte la Slovenia, ha difeso la Lituania sottoposta ad un duro boicottaggio commerciale cinese solo per aver accolto una sede diplomatica di Taiwan. Cosa c’entra? C’entra, perché illustra la debolezza europea. Forse a margine della fastosa cerimonia d’apertura delle Olimpiadi, Putin e Xi avranno dedicato qualche minuto anche a questo particolare, non così insignificante del resto.