È un atteggiamento indecente, nonché politicamente inelegante e istituzionalmente pericoloso, iniziare a snocciolare i nomi e i cognomi che saranno eventualmente candidati alla guida della Repubblica italiana. E questo non solo perchè il settennato dell’attuale Presidente, Sergio Mattarella, scade fra due anni. Ma per la semplice ragione che argomentazioni del genere, che non sono quasi mai fatte in buona fede e a prescindere dal pulpito da cui vengono lanciate, rischiano solo di indebolire il nostro tessuto istituzionale e di creare inutili e nocive tensioni politiche. 

Ora, ci sono almeno tre solide argomentazioni che sconsigliano di esercitarsi in queste astratte suggestioni. 

Innanzitutto abbiamo in carica un Presidente – e io aggiungo un grande Presidente – che in questi anni difficili e complessi ha saputo guidare il paese con un chiaro, trasparente e coerente ancoraggio alla Costituzione repubblicana. Punto di riferimento di tutti gli italiani e capace, al contempo, di saper comporre conflitti politici ed interessi contrapposti senza mai rinunciare al suo ruolo di terzietà e di fedele servitore dello Stato. Un modello di comportamento esemplare suffragato, del resto, da tutti i sondaggi che hanno registrato – sin dall’inizio del suo mandato – una popolarità altissima dell’attuale Presidente. Popolarità che, in questo caso, significa anche e soprattutto credibilità personale. 

In secondo luogo il paese sta attraversando una fase delicatissima sotto il profilo sociale ed economico causa la recente pandemia. Tutti gli indicatori parlano di una progressiva, crescente ed esponenziale diseguaglianza sociale che rischia, se non governata adeguatamente, di esplodere in rabbia e rivolta sociale. Forse non è questo il momento opportuno per iniziare il valzer delle candidature al Quirinale per l’elezione del Presidente fra due anni. Un’operazione politica non utile al paese. 

Infine, la fase politica che si è aperta dopo il voto del marzo 2018 è stata governata, e guidata, anche grazie al sensoì di responsabilità e all’intelligenza istituzionale messe in campo dal Presidente della Repubblica. Se c’è una riflessione politica, culturale, istituzionale e forse anche giornalistica che si potrebbe fare di questi anni complessi e turbolenti, riguarda proprio la rilettura, anche critica se si vuole, su come si sono affrontati i principali nodi che di volta emergevano all’attenzione dell’agenda pubblica italiana. Nodi che sono stati sciolti dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella sempre con toni sobri e coerenza costituzionale. 

È sufficiente, almeno a mio parere, citare questi tre elementi per archiviare al più presto la campagna nazionale sul totonomi per la prossima Presidenza della Repubblica. Per il momento teniamoci stretto questo Presidente per il bene dell’Italia, per la qualità della nostra democrazia e per la stessa credibilità delle nostre istituzioni democratiche.