Rapporto UNICEF-OMS, ancora alta nel mondo la percentuale di bambini sottopeso alla nascita

In Occidente, invece, il basso peso alla nascita è spesso associato alla prematurità del parto (prima della 37° settimana di gravidanza).

Nel mondo 1 bambino su 7 (20,5 milioni di neonati, dato 2015) nascono ogni anno sottopeso, ossia con un peso inferiore a 2,5 kg.

A rivelarlo è il nuovo studio “Low Birthweight Estimates 2019”realizzato dai ricercatori della London School of Hygiene & Tropical Medicine, dell’UNICEF e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che ha preso in esame i dati relativi a 148 Stati e a 281 milioni di nascite, ed è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista medica internazionale The Lancet Global Health,

Quasi 3/4 di questi bambini nascono in Asia meridionale e in Africa Subsahariana, i continenti per i quali disponiamo anche dei dati statistici più limitati.
Il fenomeno rimane tuttavia presente anche nei Paesi ad alto reddito come quelli di Europa, Nord America e Oceania, nei quali non si è verificato praticamente alcun progresso nella riduzione dei tassi di nascita sottopeso dal 2000 a oggi.

Nel 2012, tutti i 195 Stati membri dell’OMS si erano impegnati a ridurre del 30% la percentuale di nascite sottopeso entro il 2025.
Secondo le stime del rapporto (le prime di questo genere) questa percentuale è diminuita solo lievemente, a livello globale, passando dal 17,5% del 2000 (22,9 milioni di nati vivi sotto i 2,5 kg) al 14,6%del 2015 (20,5 milioni).
Secondo il rapporto, con i tassi di progresso registrati negli ultimi 15 anni – ossia, una diminuzione del fenomeno pari a -1,2% annuo – non si raggiungerà il traguardo prefissato a livello globale, che avrebbe richiesto invece un tasso di riduzione annua del -2,7% tra il 2012 e il 2025.

Preoccupa inoltre il fatto che i progressi stiano decelerando: nel quinquennio 2010-2015 il tasso di riduzione annuo delle nascite sottopeso è stato dell’1%, rispetto all’1,4% del quinquennio precedente e all’1,33% del 2000-2004.

Oltre l’80% dei 2,5 milioni di neonati nel mondo che muoiono ogni anno sono anche sottopeso in quanto nati prematuri oppure poco sviluppati rispetto all’età gestazionale.
I bambini con basso peso alla nascita che sopravvivono hanno un rischio maggiore di soffrire di ritardi nella crescita e di avere problemi di salute, incluse disfunzioni croniche come diabete e malattie cardiovascolari.
Gli autori della ricerca sottolineano che in 47 Stati (fra cui 40 paesi a basso e medio reddito nei quali si verifica circa un quarto di tutte le nascite a livello globale) si hanno insufficienti dati a disposizione sul fenomeno.
Le regioni che compiono i progressi maggiori sono anche quelle con il numero più alto di neonati sottopeso: Asia meridionale e Africa Subsahariana fanno registrare un declino annuale nella percentuale di nascite sottopeso rispettivamente dell’1,4% e dell’1,1%.

Ciononostante, a causa dell’incremento demografico, il numero assoluto di neonati sottopeso è aumentato nell’Africa Subsahariana, passando da 4,4 milioni a 5 milioni l’anno. Per le medesime ragioni, a causa del suo peso demografico, l’Asia Meridionale conta tuttora circa metà delle nascite sottopeso globali, circa 9,8 milioni annue.

Secondo la ricerca, i tassi minori di nascite sottopeso (dato 2015) è quello della Svezia (2,4%), decisamente inferiore rispetto a Stati Uniti (8%), Gran Bretagna (7%), Australia (6,5%) e Nuova Zelanda (5,7%).

In Italia il dato è pari al 7%: nel 2015 sono nati sottopeso circa 34.500 dei 495.200 neonati dell’anno.

Sono proprio gli i paesi ad alto reddito a registrare i progressi più lenti, con un tasso di riduzione media dello 0,01% annuo, nonostante un’incidenza del fenomeno del 7%, non molto inferiore rispetto a quella dei Paesi in via di sviluppo.

In alcuni paesi industrializzati si registra persino una tendenza al peggioramento: le nascite sottopeso stanno infatti aumentando nella Repubblica Ceca (+2% annuo), Irlanda (+1,3%), Portogallo (+1,2%) e Spagna (+1,1%).

Il Regno Unito ha registrato dal 2000 a oggi una diminuzione annua dello 0,3%, mentre in Italia la diminuzione è stata di appena lo 0,1% in 15 anni (dal 7,1% del 2000 al 7% del 2015)-

Questi dati evidenziano la l’urgenza di maggiori investimenti e interventi per accelerare i progressi, attraverso la conoscenza del fenomeno e affrontandone i fattori chiave: l’età troppo avanzata della madre, le gravidanze multiple, le complicazioni ostetriche, le condizioni croniche durante la maternità (ad es. ipertensione), le infezioni (come la malaria), lo stato nutrizionale delle donne e l’esposizione a fattori ambientali quali l’inquinamento dell’ambiente domestico e uso di alcol, tabacco e droghe.

Nei paesi a basso reddito, la causa principale del basso peso alla nascita è lo scarso sviluppo dell’utero dovuto all’età troppo bassa della madre.

In Occidente, invece, il basso peso alla nascita è spesso associato alla prematurità del parto (prima della 37° settimana di gravidanza).