Reddito di cittadinanza: per la Caritas va applicato è rafforzato.

Il Reddito di Cittadinanza, la misura di contrasto alla povertà in vigore nel nostro Paese dal marzo 2019, è un importante strumento per aiutare le famiglie e le persone povere. I criteri di assegnazione, però, hanno mostrato diverse incongruenze. L’articolo è apparso in origine su Orbisphera.

 

Antonio Gaspari

 

 

Ci sono persone che ricevono il Reddito di Cittadinanza pur non essendo tanto povere, mentre esso risulta insufficiente per il sostegno alle famiglie numerose.

 

L’accesso al lavoro si rivela spesso difficile per varie forme di disagio e per la scarsa scolarizzazione, ma la soluzione non è quella di ridurre o cancellare il Reddito di Cittadinanza. Occorre, semmai, migliorare i criteri di assegnazione e fornire il sussidio ai molti poveri che ancora non ne usufruiscono.

 

Questo, in sintesi, è quanto è emerso dal convegno “Lotta alla povertà: imparare dall’esperienza, migliorare le risposte”, che si è svolto a Roma il 16 luglio scorso.

 

Nel corso dell’incontro – al quale hanno partecipato anche il Ministro del Lavoro Andrea Orlando e il Presidente dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS) Pasquale Tridico – è stato presentato il 6° Rapporto della Caritas sulle Politiche contro la povertà, con un monitoraggio sul Reddito di Cittadinanza.

 

Cristiano Gori, docente all’Università di Trento e responsabile del Rapporto in oggetto, ha spiegato l’importanza del Reddito di Cittadinanza nel fronteggiare la povertà, e ha sostenuto che i tempi sono maturi per un riordino finalizzato a rafforzare e allargare le misure di sostegno.

 

In considerazioni dei nuovi poveri prodotti dall’epidemia di Covid, Gori ha chiesto che vengano introdotti criteri di accesso meno restrittivi.

 

Sulla base dei dati rilevati da diversi studi, il prof. Gori ha spiegato che attualmente il Reddito di Cittadinanza viene riconosciuto solo al 56% dei poveri residenti in Italia.

 

Per quanto riguarda l’inclusione lavorativa, vi sono problemi di fragilità socio-sanitaria e attinenti la scarsa o nulla scolarizzazione. Per cui sono stati avviati al lavoro solo il 31% degli aventi diritto al Reddito di Cittadinanza.

 

È precisato nel Rapporto che «Il 72% dei percettori del Reddito ha al massimo la licenza media, mentre solo il 3% ha ottenuto la laurea. Spesso non hanno acquisito neppure il titolo di studio obbligatorio per legge, o sono giovani che non studiano né lavorano o in evidente ritardo con gli studi. Sono tutti dotati di smartphone, ma non sanno usarlo per effettuare ricerche su Internet, non sanno redigere un curriculum e, in alcuni casi, non parlano l’italiano».

 

Nonostante tali incongruenze, Gori ha affermato che, dei tre possibili approcci sul futuro del Reddito di Cittadinanza – e cioè: abolirlo, mantenerlo inalterato o migliorarlo –, la Caritas invita a scegliere la via dell’ampliamento e del rafforzamento, privilegiando la dimensione inclusiva.

 

Il Ministro Orlando ha dichiarato che il Reddito di Cittadinanza «è stato fondamentale per superare la tempesta sociale della pandemia, ma come non aboliva la povertà prima, così non azzera le criticità e i problemi oggi. Per questo occorre partire dai dati e dai numeri, ma anche dalla ricerca di soluzioni condivise».

 

In questo contesto, il Ministro del Lavoro ha affermato che le critiche al Reddito di Cittadinanza sono in gran parte strumentali, quindi inutili se non dannose, e che il sussidio «non può essere abolito o ci troveremmo da un giorno all’altro senza strumenti per contrastare l’impoverimento crescente».

 

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https://www.orbisphera.org/Pages/PrimoPiano/5268/Reddito_di_Cittadinanza_per_la_Caritas_va_ampliato_e_rafforzato