Dopo più di un anno di attività di Rete Bianca, può essere utile segnalare alcuni “punti fermi” che possano servire a riflettere sul terreno percorso e a individuare alcune possibili tracce per il cammino futuro. Nella politica europea si è aperta una stagione di conflitto, sempre più acceso, fra passioni e ragione. Le discussioni e i ragionamenti basati sui dati di realtà sono relegati (quando va bene) in sedi appartate, non sempre influenti, spesso lontane dai riflettori. La ragione è oggi più derisa che ascoltata. Come si è arrivati a questo punto? Il ritorno delle passioni in Europa è in parte connesso ai fallimenti della ragione durante il decennio di crisi (dal 2008). Molti degli esecutivi in carica – compresa la Commissione di Bruxelles – hanno giocato in modo freddo, basato su regole e numeri. Anni di sacrifici, ripresa incerta. Non si sono comprese le ansie della gente, né soprattutto le loro radici: l’aumento dei rischi, la riduzione delle opportunità, il senso crescente di privazione relativa (rispetto ad altri, rispetto a prima). Un fenomeno che ha interessato tutta la classe media, e tutti i giovani. Frustrazione e rabbia hanno cercato sollievo nella nostalgia del passato, ritenuto più sicuro. Oppure nella ricerca di un futuro radicalmente diverso, costi quello che costi. Intendiamoci, le passioni sono un fattore connaturato alla politica. Ma lo è anche la ragione. Oggi il problema dell’Europa è come recuperare un giusto equilibrio tra ragione e passioni.

Il cattolicesimo politico (non solo italiano) è riuscito a dare vita nel secondo Dopoguerra a un grande e suggestivo scenario europeo. Oggi, in un momento di forte (e spesso strumentale) critica all’intero edificio comunitario, nel nome dei nuovi nazionalismi, occorre più che mai una proposta per una nuova “Assemblea Costituente” europea. Una proposta che possa riprendere il discorso bruscamente abortito nel 2005 sulla Costituzione europea (e sulle radici cristiane) e che assieme alla Costituzione italiana e alla Dottrina Sociale della Chiesa, costituiscono i riferimenti fondamentali della capacità di presenza e della identità politica dei cattolici. A titolo di esempio, pensiamo se al rinnovo del Parlamento europeo del 26 maggio scorso, fossero stati presenti sulle schede elettorali i simboli delle principali famiglie politiche europee (PPE, PSE, Liberali, Verdi) e non dei partiti nazionali, i quali poi devono andare a cercarsi gli apparentamenti (alle volte più inverosimili) per entrare a far parte dei gruppi del Parlamento di Strasburgo. Pensiamo a quanta maggiore chiarezza ci sarebbe per gli elettori e quale passo avanti una tale scheda elettorale segnerebbe, se non ancora verso l’Europa dei popoli, almeno verso quella di più coese rappresentanze (e maggioranze) politiche. L’Europa della non chiarezza, una Unione indebolita dai conflitti interni e priva di slancio, anche nel “rebus” delle nomine dei principali Commissari europei, fa solo il gioco di una politica miope degli Stati Uniti e di una politica interessata della Russia e della Cina.

Una riflessione ulteriore, per i partecipanti al prossimo Convegno nazionale di Rete Bianca, riguarda le dinamiche demografiche da qui al 2040, un futuro molto più prossimo di quanto si creda e tale dunque da costituire una certa priorità nell’agenda politica. Secondo queste previsioni l’Europa (Russia compresa), avrà a quell’epoca intorno ai 700 milioni di cittadini, poco meno di quelli attuali. In Africa saranno circa un miliardo in più degli attuali, in condizioni di vita abbastanza peggiori rispetto alle nostre. Gli immigrati di oggi sono l’avanguardia di un fenomeno migratorio che sarà sempre più impetuoso se non governato con prudenza e lungimiranza politica. Se il destino dei migranti si gioca sul tavolo europeo, anche il destino dell’Europa si gioca sul tavolo delle migrazioni e dunque largamente dell’Africa. Tutto è intrecciato. Ecco perché le migrazioni non sono un problema per “addetti ai lavori” ma, in Italia come in Europa, saranno la cartina di tornasole che ricomprende in sé le maggiori sfide del nostro tempo.