Giova a tutti noi la rilettura critica ma necessaria dei nostri padri fondatori. Essi non appartengono al passato ma sono e restano contemporanei per le scelte concrete che hanno fatto e per il progetto politico e culturale che hanno saputo dispiegare. 

C’è un modo, sicuramente il più importante, per poter ricostruire il nostro patrimonio culturale e, soprattutto, per rendere attuale e contemporaneo il filone ideale del cattolicesimo politico, democratico, popolare e sociale nel nostro paese. E la strada è quella della rilettura del magistero politico, sociale, culturale ed istituzionale dei grandi statisti e dei veri leader che hanno costellato e caratterizzato il cammino del cattolicesimo politico e, di conseguenza, della democrazia italiana dal secondo dopoguerra in poi. 

C’è un motivo se, ogniqualvolta si richiamano l’insegnamento e il magistero dei grandi uomini politici del passato crescono l’attenzione e l’interesse di chi ascolta, di chi legge o di chi scopre la specificità e l’originalità di questi uomini e di queste donne. Da Carlo Donat-Cattin a Mino Martinazzoli, da Tina Anselmi e Maria Eletta Martini, da Benigno Zaccagnini a Aldo Moro, da Giulio Andreotti a Emilio Colombo, da Giovanni Marcora a Luigi Granelli e Giovanni Galloni. Certo, tutti sappiamo che non possiamo e non dobbiamo essere catturati dalla regressione nostalgica nè, tanto meno, di rifugiarsi nel passato come ancora di salvezza rispetto allo squallore e alla decadenza della politica e della classe dirigente contemporanei. Ma un fatto è indubbio. E cioè, l’attualità e la modernità di una cultura politica la riscopri solo e soltanto attraverso le scelte, la testimonianza, la militanza, il progetto e lo stile dei grandi statisti e dei grandi leader che hanno contribuito in modo determinante a rendere praticabile nella concreta dialettica politica, e nelle diverse fasi storiche, un qualificato e nobile patrimonio culturale ed ideale.

Per fare un solo esempio tra i tanti che si potrebbero citare, è appena sufficiente capire che una “sinistra sociale” di ispirazione cristiana continua ad essere fortemente attuale anche e soprattutto nella fase storica che stiamo vivendo. E questo perchè, causa anche i danni provocati da una persistente pandemia, la cosiddetta “questione sociale” è nuovamente esplosa nei meandri del nostro paese. In tutte le fasce generazionali e che coinvolge molte fasce sociali e moltissime professioni. Ma per capire gli elementi costitutivi di questa originale e moderna cultura politica non possiamo non rileggere il magistero e la testimonianza concrete di uomini come Carlo Donat-Cattin e Franco Marini. Soprattutto per le scelte compiute – che conservano una bruciante attualità ancora oggi – e per le intuizioni che hanno messo in campo in tempi altrettanto difficili e drammatici. 

Basti pensare al varo dello “Statuto dei lavoratori” o al valore della “contrattazione” e dell’autonomia costruttiva e leale del sindacato rispetto ai partiti e alla politica nel suo complesso. Una “sinistra sociale” che non può essere banalmente archiviata o storicizzata pena l’indiretta adesione, acritica e forse anche inconsapevole, di liquidare quella lezione politica, culturale, sociale e anche etica. E l’esperienza della “sinistra sociale” non è che un solo esempio fra i molti che si potrebbero fare. Per non parlare della cultura di governo, del rispetto dello Stato e delle istituzioni democratiche, della cultura di governo, della cultura della mediazione e del confronto con gli avversari messi in campo per molti decenni e da varie generazioni di cattolici democratici e popolari.

Ecco perchè, dopo il lento ma inesorabile declino del populismo e dell’antipolitica giustizialista e demagogica dei 5 stelle e la probabile conclusione dei quella esperienza politica – con sommo dispiacere del Pd di Letta, immagino – è giunto il momento anche per riscoprire le fondamenta vere e autentiche della politica. E tra queste fondamenta non può mancare, come ovvio ed evidente, il pensiero e la cultura del cattolicesimo politico italiano. Partendo, appunto, dalla rilettura critica ma necessaria dei nostri padri fondatori. Che non appartengono al passato ma sono e restano contemporanei per le scelte concrete che hanno fatto e per il progetto politico e culturale che hanno saputo dispiegare nei tempi in cui erano protagonisti e in prima linea.