Tutti abbiamo visto quella immagine. Da rabbrividire. Un luogo desolato, una fossa, in parte già colmata, e delle bare assiepate una accanto all’altra e anche una sopra l’altra. Poteva sembrare un’immagine di guerra. Cruda. Insopportabile. E invece, l’immagine era colorata. Un’immagine di ieri. New York. Chi l’avrebbe mai detto? Siamo ancora increduli.

Avevamo già assistito a momenti irricevibili per i nostri occhi: camion dell’esercito, a notte fonda, che trasportavano i nostri morti dal bergamasco in altre parti d’Italia. Aveva anche visto la presenza di molte bare nelle nostre Chiese. Erano bare come Dio comanda. Tutto questo aveva già fatto effetto nel nostro animo. Una terribile tristezza.

Ben altro, quello che abbiamo visto a New York. Non intendo descrivere le bare. Le avete viste. Non le nostre, le nostre erano come ne abbiamo viste tante durante i funerali. Quelle della grande città americana avevano un altro aspetto.

Si tratta della città più potente del mondo. Dove fiumi di denaro scorrono nella borsa a Wall Street. In anticipo rispetto a tutto quello che capita nel mondo. L’avanguardia delle avanguardie. Eppure, ci ha consegnato un quadro tra i più desolanti che ci sia capitato di vedere in queste ultime settimane.

Cosa vorrà dire mai? Ci obbliga a riflettere. Non si può liquidare la vicenda dicendo che una città da dieci milioni di abitanti presenti molte persone indigenti e quindi giustifichi l’evento. Non può essere così. Ci deve essere qualcosa di più profondo che va indagato. Dov’è mai finita la fraternità? Ammassarli in quel modo, cancellandone l’identità, facendoli così morire due volte, New York dimostra una cifra d’inciviltà, che non mi sarei mai aspettato di vedere.

Questa pandemia, questa catastrofica pandemia, questa terribile pandemia, non solo lacera noi tutti per le morti che miete, ma si risolve anche nello svelare fenomeni, oso dire, intollerabili alla nostra sensibilità.

Con questo scritto non intendo certo esaminarne le cause. Non posso pretendere di risolvere la cosa in queste brevi note, lo scopo è un altro, quello di soffermarsi su queste tragedie e, ciascuno secondo la propria vocazione a riflettere, cercarne una spiegazione.

Come dire, alzo il sipario, ma la trama teatrale la lascio a ciascuno di voi.

Magari può essere l’avvio per un confronto, per un dialogo tra i vostri pensieri, tra voi, me e altri.

Buona Pasqua.