Roberto Papini alle origini della “Maritain-renaissance”

Il contributo di Papini fu determinante

E’ stato Carlo Bo a scrivere sul “Corriere della sera” che la famiglia maritainiana ha trovato nelle Marche ampia espressione. Infatti, le prime istituzioni culturali, che si sono richiamate al filosofo francese, risalgono agli anni Sessanta del ‘900, e motivazioni sociali ed ecclesiali ne erano alla base. Negli anni Settanta, in coincidenza con la morte del Pensatore, si ebbero le iniziative culturali che diedero luogo a quella che è stata chiamata la “Maritain-Renaissance”. Nei decenni successivi, seguì l’avvio di molteplici istituzioni e numerose iniziative a carattere maritainiano Così il pensiero di Maritain fu oggetto di studio e motivo di ispirazione anche nelle Marche: è stata una presenza più o meno manifesta, o identificabile in specifiche iniziative, ma sempre significativa, in quanto animatrice dell’impegno culturale e sociale di tanti cattolici laici operanti nel politico, nell’economico, nell’educativo e nel creativo, oltre che ovviamente nell’ecclesiale. Vediamo più da vicino come si è sviluppata la ricezione di Maritain nelle Marche; a tal fine, farò riferimento prima agli anni Sessanta con le iniziative di Valerio Volpini e Alfredo Trifogli, poi agli anni Settanta, quando cominciò a operare Roberto Papini, con il quale si realizzò una dilatazione internazionale e interdisciplinare dell’interesse per il pensiero maritainiano.

Risale agli anni Sessanta la fondazione di due Circoli culturali intitolati a Jacques Maritain: uno promosso da Valerio Volpini (che fu tra l’altro consigliere della Regione Marche) e l’altro da Alfredo Trifogli (che fu tra l’altro sindaco di Ancona e senatore della Repubblica). Pur nei mutamenti subiti e con pause di attività più o meno lunghe, entrambi i circoli sono ancora presenti nelle rispettive realtà cittadine; ciò la dice lunga sul significato che queste due istituzioni hanno avuto per la cultura rispettivamente di Fano e di Ancona tanto che non esiterei a dire che i due Circoli appartengono alla storia delle due città, e hanno contribuito in misura considerevole alla loro identificazione culturale. Il Circolo culturale “Jacques Maritain” di Fano fu il primo circolo maritainiano nelle Marche. Infatti fu fondata nel 1960 come associazione culturale su iniziativa di un gruppo di giovani cresciuti nell’Azione Cattolica e guidati dal giornalista e scrittore Valerio Volpini con lo scopo di promuovere lo sviluppo della cultura della città di Fano con particolare riferimento ai problemi sociali, economici, politici e religiosi. Nella fotografia che Jacques Maritain inviò per l’occasione è scritto: “à Valerio Volpini, au ‘Circolo Culturale’ de Fano: souvenir trés cordial de Jacques Maritain”. Presidenti del Circolo sono stati (in ordine cronologico): Valentino Valentini, Enzo Uguccioni, Nello Maiorano, Stefano Monferrà, Fiorenzo Giammattei e Francesco Torriani. Il Circolo culturale “Jacques Maritain” di Ancona fu fondato nel 1964 in pieno clima conciliare, cioè in un clima di rinnovamento (non a caso, si era ipotizzato in prima battuta di denominarlo “Rinnovamento”). La richiesta di autorizzazione per l’intitolazione del Circolo fu indirizzata a Jacques Maritain attraverso il vescovo di Ancona mons. Egidio Bignamini, e il filosofo autorizzando l’iniziativa inviò una sua fotografia con la seguente dedica: “à mes amis du Circolo Culturale d’Ancona, avec ma gratitude et mes voeux fervents Jacques Maritain”. Trifogli resse la presidenza per un quinquennio, perché, diventato sindaco di Ancona, si pose la necessità di un avvicendamento alla guida del Circolo: così nel 1970 fui eletto presidente, successivamente fu eletto Girolamo Valenza, infine Sandro Totti.

Negli anni Settanta  il Circolo culturale Maritain di Ancona si fece promotore di alcune iniziative dopo la morte del filosofo francese (1973); organizzò anzitutto una tavola rotonda per ricordarlo (vi parteciparono, oltre al sottoscritto, Gianfranco Morra, Alfredo Trifogli e Valerio Volpini) e soprattutto un convegno di studi su “Il pensiero politico di Jacques Maritain” che si tenne nello stesso anno a cavallo tra novembre e dicembre nell’aula magna della Facoltà di Medicina a Posatora con un ricco programma di relazioni e comunicazioni di studiosi italiani e stranieri e con una folta partecipazione di pubblico, specialmente giovane. Fu allora, nel tempo della preparazione e dello svolgimento del convegno, che Roberto Papini venne invitato a collaborare con gli organizzatori di Ancona. Negli incontri, che in preparazione del convegno si svolsero ad Ancona e presso un’abitazione di don Armando Candelaresi, Papini sollecitò l’apertura internazionale swl convegno. Nato ad Ancona nel 1938, Papini aveva compiuto gli studi liceali al Classico “Rinaldini” di Ancona (dove aveva avuto come insegnante di religione don Armando Candelaresi) e aveva partecipato alla vita studentesca e culturale di Ancona che vedeva protagonista Alfredo Trifogli, il quale proveniva dall’associazionismo cattolico, era vicesindaco e assessore alla cultura del Comune di Ancona e animatore del Circolo culturale “Contardo Ferrini” e dell’Accolta “Amici della cultura”. Papini si era poi laureato in Giurisprudenza presso l’Università di Macerata nel 1962. Nel decennio precedente alla sua partecipazione al convegno di Ancona del 1973, Papini era stato vice segretario europeo della Jeunesse Etudiante Chrétienne (Parigi) dal 1962 al 1963, e “consultant” presso la CEE e il Consiglio d’Europa; aveva inoltre conseguito il Diplôme d’Etudes Supérieures de Recherche en Droit (1971) dell’Institut Catholique di Parigi, ed era diventato docente di Teoria dei partiti politici all’Università di Trieste. Con questo bagaglio culturale e scientifico Papini -sollecitato da don Armando Candelaresi- si trovò a collaborare alla progettazione del convegno sul pensiero politico maritainiano, il cui successo superò le più rosee aspettative; gli “atti” del convegno furono pubblicati in un volume nel 1974 (la seconda edizione apparve nel 1978) da me curato per i tipi dell’editrice Massimo di Milano, il cui proprietario, Cesare Crespi, veniva dall’esperienza dell’Azione Cattolica (era stato dirigente fucino ad Ancona, e da allora legato da amicizia ad Alfredo Trifogli).

Il contributo di Papini fu determinante per la caratterizzazione internazionale che il convegno assunse e che lo impose agli studiosi maritainiani come un riferimento ineludibile. Al riguardo, si è parlato di una “Maritain-Renaissance”, perché il convegno di Ancona, pur privilegiando l’aspetto politico del pensiero maritainiano, sollecitò una articolata riflessione, che si sviluppò poi a trecentosessanta gradi, portando l’attenzione su aspetti poco frequentati dell’opera di Maritain; venne così alla luce tutta la complessità di Maritain, che si configurava sempre più non solo come l’autore di Umanesimo integrale (il rischio era stato che diventasse auctor unius libri), ma come autore di una serie di capolavori in vari campi: epistemologico con I gradi del sapere, politico con L’uomo e lo Stato, etico con I diritti dell’uomo e la legge naturale, pedagogico con Per una filosofia dell’educazione ed estetico con L’intuizione creativa nell’arte e nella poesia. Dunque, a partire dagli anni Settanta, con il convegno di Ancona prima e con gli istituti maritainiani poi si fece strada la convinzione che bisognava “rileggere” Maritain, affinché la “fortuna” di Maritain non diventasse la sua “sfortuna” configurandolo cioè come pensatore di un partito o di una chiesa; per evitare tutto ciò, a conclusione del convegno di Ancona lanciai lo slogan “con Maritain oltre Maritain”; ebbene, mi pare che l’impegno di Roberto Papini sia andato proprio in questa direzione; ciò spiega anche il successo delle sue iniziative maritainiane.

A partire dal successo del convegno di Ancona, e sollecitati da Roberto Papini, alcuni soci del Circolo Maritain, alcuni collaboratori del convegno maritainiano e alcuni studiosi maritainiani (francesi, spagnoli, polacchi, cileni, statunitensi, ecc.) fondarono nel 1974 l’Institut international Jacques Maritain: il primo atto si ebbe alla Facoltà filosofica “Aloysianum” di Gallarate (ospiti del gesuita p. Alfredo Imperatori) e quello definitivo a Kolbsheim presso Strasburgo (ospiti dei baroni Grunelius, figliocci dei Maritain, e presso cui i Maritain passavano l’estate negli anni in cui Jacques insegnava alla Università di Princeton negli USA). Al riguardo si può osservare che -tra i soci fondatori– erano anconetani o marchigiani: oltre a Roberto Papini, Marcello Bedeschi, Armando Candelaresi, Leopoldo Elia, Italo Mancini, Piergiorgio Mariotti, Alfredo Trifogli e il sottoscritto. Tra i membri del Consiglio di amministrazione erano marchigiani: Marcello Bedeschi, Armando Candelaresi e Alfredo Trifogli. Tra i membri del Consiglio scientifico erano marchigiani: Leopoldo Elia, Italo Mancini e il sottoscritto. Tra i membri del Comitato d’onore erano marchigiani: Carlo Bo Leopoldo Elia e Italo Mancini. Ho voluto ricordare questa presenza marchigiana nell’ambito dell’Istituto per evidenziare il nesso tra l’Istituto e le Marche; vorrei peraltro aggiungere che questo legame era tuttavia secondario per Papini rispetto ai traguardi che intendeva far raggiungere al “suo” Istituto, tant’è che, per esempio, il Centro di documentazione (che dirigevo) e la rivista dell’Istituto “Notes et documents” (di cui ero direttore e Silvia Serafini redattrice) che originariamente avevano sede a Colleameno di Ancona presso le Suore Canossiane (sede messa a disposizione dall’arcivescovo di Ancona, mons. Carlo Maccari), furono poi trasferiti nell’interesse dell’Istituto rispettivamente a Praglia e a Roma, dove aveva già sede il Segretariato generale.

Sempre negli anni Settanta, a ridosso della fondazione dell’Istituto internazionale, sorse la Sezione italiana, che poi -ad opera di Alfredo Trifogli- si trasformò in Istituto italiano Jacques Maritain che ebbe la sua sede a Roma, in via dei Coronari, in alcuni locali avuti in affitto dal Pio Sodalizio dei Piceni, grazie alla mediazione del cardinale marchigiano Pietro Palazzini.

Senza far torto ai numerosi e qualificati sostenitori dell’Istituto, è da riconoscere che animatore dell’Istituto è stato Roberto Papini, che per 40 anni ne è stato segretario generale e infine presidente. Se volessi sintetizzarne il contributo agli studi maritainiani, potrei dire che ha sollecitato a) a guardare a Maritain non come al “filosofo della Democrazia Cristiana”, bensì come “un filosofo cristiano della democrazia”: la formula fu usata da Etienne Borne, il filosofo che partecipò al Convegno di Ancona del 1973, grazie all’invito rivoltogli da Roberto Papini, che gli era amico; b) a considerare Maritain non solo come “un filosofo classico della politica”, ma anche come “un classico della filosofia politica”: la formula fu usata da Enrico Berti, filosofo coinvolto in molteplici iniziative maritainiane da Roberto Papini; c) a distinguere tra “Maritain e il maritainismo”; la formula fu usata da Philippe Cheneaux, lo storico chiamato da Roberto Papini a collaborare con l’Istituto e la rivista. Non solo:  vorrei dire che Roberto Papini -attraverso le iniziative e le pubblicazioni dell’Istituto internazionale- a) ha evitato un uso ideologico a favore di una impostazione dialogica del pensiero maritainiano, promuovendone una storicizzazione una attualizzazione attraverso importanti confronti; b) ha evitato la formazione di una “scolastica” maritainiana a favore di una lettura dinamica del pensiero maritainiano; c) ha evitato una lettura riduttivistica del pensiero di Maritain, incentivandone una lettura attenta sia ai molteplici problemi del suo pensiero, sia alle molteplici questioni disputate nel suo e nel nostro tempo. In tal modo Papini ha dato -in prima persona e attraverso gli studiosi che ha coinvolto- un significativo apporto su almeno tre piani: a) a livello filosofico sul versante del personalismo comunitario e su quello del realismo tomista; b) a livello ecclesiale sul versante della dottrina sociale della chiesa e su quello del Concilio Vaticano II c) a livello civile sul versante della globalizzazione e su quello dei diritti della persona umana. Per tutto questo mi sembra legittimo dire che Roberto Papini ha contribuito alla “Maritain-Renaissance” lungo i quarantacinque anni del suo impegno culturale, scientifico e editoriale.