“Ho ricevuto Walter Veltroni. Mi ha regalato il suo ultimo libro e ho avuto con lui una piacevole chiacchierata”. Chi leggesse queste righe, non penserebbe mai alle parole di un esponente del M5S. Invece lo sono. Si tratta infatti del sindaco di Roma, Virginia Raggi, che in un post su Twitter ha voluto segnalare l’incontro con una figura importante del mondo della Sinistra, il primo Segretario del Partito democratico, nonché ex primo cittadino in Campidoglio. Naturalmente è solo un piccolo segnale, ma significativo, di un’operazione di dialogo che diversi esponenti politici delle rispettive forze parlamentari, a vari livelli, stanno provando a portare avanti. Una tela paziente e difficile da tessere, nella consapevolezza che le elezioni anticipate, in autunno, non convengono a nessuno.

Dicevamo del libro in oggetto (“Roma, Storie per ritrovare la mia città”, edito da Rizzoli). Spesso i libri dei politici sono utili per evidenziare un periodo storico, annunciare il ritorno sulle scene, o regolare qualche conto interno, rimasto in sospeso. Non tutti, però. Quello scritto da Walter Veltroni con Claudio Novelli è un libro non effimero. Ha il pregio della concretezza, restituisce il senso della memoria, conferma quello che i più attenti osservatori già sapevano da tempo e cioè quanto sia infondata l’idea dei nuovi governanti di essere sempre “all’anno zero” di ogni cosa. L’autore intende sfatare il mito della ingovernabilità di Roma, desidera ricostruire la sua esperienza amministrativa “per un dovere nei confronti della nostra memoria collettiva”. E infine, o soprattutto, il motivo politicamente più rilevante destinato al “nuovo ceto politico al quale guardo con rispetto” è “l’idea dei nuovi potenti di essere sempre l’anno zero di ogni cosa, di dover dimostrare che prima del loro arrivo tutto era un disastro”. L’anno zero, il mantra ripetuto all’infinito dalla giunta M5S fin dal suo insediamento, ormai tre anni fa.

Veltroni ricostruisce nel dettaglio (quasi mese per mese) i sette anni trascorsi alla guida del Campidoglio, dal giugno 2001 al febbraio 2008. Il libro è, necessariamente, anche il racconto di grandi iniziative urbanistiche. Il nuovo Auditorium, primo complesso del suo genere in Europa e secondo in assoluto nel mondo dietro il Lincoln Center. La rinascita di due parchi storici, come villa Torlonia e villa Borghese. La casa del Cinema, la casa del Jazz, la nuova stazione Tiburtina. L’ampliamento della linea B1 della Metropolitana. Il volume è anche il diario di una intensa stagione di iniziative culturali (“La cultura è un potente agente di ricucitura della città e per Roma è il più forte traino di crescita del lavoro, dell’economia urbana”, scrive l’autore), una serie di “grandi e piccoli eventi raccontati quasi con frenesia, come se le 400 pagine non bastassero”, come osserva Gigi Proietti che con Renzo Piano e il vescovo di Bologna, Matteo Zuppi, hanno firmato le tre prefazioni del volume.

Ma ci sono anche le tante manifestazioni dell’estate romana, soprattutto nei quartieri periferici, ampliando quella che fu una grande idea del Sindaco Luigi Petroselli, sul finire degli anni Settanta. Il libro farà discutere, e il dibattito farà comunque bene a una città e a un tessuto sociale urbano oggi in profonda crisi.