Da settembre entrerà nel vivo la campagna che ci porterà nella prossima primavera al rinnovo dell’amministrazione capitolina. Al centro del dibattito ci sarà il futuro di Roma e la necessità di una guida che si distingua per una maggiore competenza rispetto a quella espressa dall’attuale amministrazione; considerate le condizioni in cui versa la Capitale, non dovrebbe essere un obiettivo difficile da raggiungere! 

Ma le elezioni comunali di Roma sono un appuntamento che di fatto non interessa in modo esclusivo i romani chiamati al voto, perché le vicende politiche della Capitale hanno sempre innescato processi politici di rilevanza nazionale. Il centrosinistra che vide la luce alla metà degli anni novanta prese le mosse proprio dall’aula di Giulio Cesare, in quella stessa aula divenuta poi la culla del Partito Democratico con la guida di Veltroni. Anche nella storia più recente Roma ha confermato questa sua vocazione di città in cui nascono esperienze politiche che vengono poi allargate ben oltre i confini capitolini; la stessa elezione della Raggi rappresentò (con tutte le negatività che abbiamo ben presenti) un tentativo di voltare pagina, iniziato a Roma e poi estesosi sul piano nazionale.

Il tema che si porrà nei prossimi mesi non è di facile soluzione. Dare vita ad un accordo organico con il M5S anche per le competizioni elettorali locali è infatti un’idea non priva di suggestioni e perfino di qualche ragione, perché in effetti la condivisione di obiettivi strategici legati al governo del Paese richiederebbe una parallela condivisione di responsabilità almeno nei livelli regionali e nell’amministrazione delle città più importanti e rappresentative. Del resto, in presenza di un’opposizione che utilizza ogni competizione elettorale per tentare di far saltare il governo, è più che legittimo che le forze di maggioranza si organizzino in modo adeguato.

Un’estensione a livello locale dell’accordo politico di governo (ferme restando le differenze e le specificità di ciascuna forza politica) è quindi una cosa possibile, ma non a Roma!

Potremmo dire “non a Roma” per come è stata amministrata la città, potremmo aggiungere “non a Roma” per come sono state disattese le roboanti promesse dei pentastellati che negavano l’esistenza di una complessità nella quale sono invece rimasti impantanati fin dai primi passi, potremmo dire “non a Roma” stigmatizzando le sgangherate parole con le quali Beppe Grillo ha recentemente apostrofato i romani come “gente de fogna”. Potremmo elencare diversi motivi che rendono difficile dare vita ad un accordo con i pentastellati a Roma, ma credo che la ragione più profonda risieda nel valore simbolico che ebbe per il M5S la vittoria elettorale del 2016 nella Capitale e quindi – conseguentemente – nel significato che assumerà la battaglia politica comunale del 2021 per  segnare un ritorno alla politica del confronto, della competenza e della ricucitura di un tessuto urbano che è sempre più diviso e lacerato.

La conquista del Campidoglio avviò per il M5S una fase di progressivo accreditamento presso l’opinione pubblica portando i “grillini”, di lì a due anni, al successo su scala nazionale nelle elezioni politiche del 2018. Oggi quella fase politica è chiaramente superata e le prossime elezioni comunali di Roma forniranno l’occasione per l’avvio di un nuovo dialogo con l’intero Paese. Da Roma può infatti partire un’iniziativa di stampo democratico, progressista e solidale da proporre come modello di governo nazionale per i prossimi anni.

Il centrosinistra deve preparare una proposta per l’amministrazione della Capitale ed offrirla con generosità alla città intera, avviando un confronto con tutte le parti sociali e le realtà rappresentative dei territori. Pochi punti, ma chiari e comprensibili;

  1. A venti anni dall’istituzione dei municipi sono maturi i tempi per passare dal decentramento all’autonomia; 2) riportare a Roma i grandi eventi di carattere culturale, scientifico e sportivo, per non tornare ad essere la città dei ministeri e dell’edilizia palazzinara; 3) favorire lo sviluppo di un’industria senza ciminiere da città del terzo millennio, attraendo più investimenti nei settori della comunicazione, della ricerca e dell’innovazione tecnologica; 4) valorizzare le potenzialità che la Capitale esprime come primo comune agricolo d’Europa e la sua capacità di coniugare il tessuto urbano con la tutela dell’ambiente e del verde; 5) fare di Roma un hub della solidarietà, della pace e dell’integrazione, raccogliendo il messaggio pastorale che Papa Francesco rivolge a donne e uomini di tutto il mondo prescindendo dalle differenze di tipo culturale, etnico e religioso.

Su questa tavolozza di principi ed indirizzi politici si apra un confronto per trovare una declinazione di dettaglio per ciascun obiettivo; ma il centrosinistra – ed il Partito Democratico in particolare – devono mettersi in campo con un atteggiamento di massima disponibilità ed apertura verso le forze vive della città, a partire dalla scelta del candidato sindaco.

Le prossime elezioni amministrative di Roma sono un’opportunità da non perdere, non solo per i romani, ma per l’intero Paese; un’occasione che non può essere sacrificata per interessi personali o convenienze di gruppi e gruppetti, più o meno numerosi, che in ogni caso non rappresentano l’interesse generale della collettività.

Ripartiamo da Roma, ricominciamo da Roma con la buona politica.