ROTONDI E LE ELEZIONI: L’ASSURDO DI UNA DC, DA LUI EVOCATA A SPROPOSITO, CHE BATTEZZA LA DESTRA DI MELONI.

Una gaffe imperdonabile o una lucida provocazione? In ogni caso, l’uscita di Gianfranco Rotondi non è ammissibile. La DC è il partito di De Gasperi, un vero antifascista.

 

Giuseppe Fioroni

 

La campagna elettorale è il momento della verità. Bisogna dire a chiare note che a destra, con Giorgia Meloni, riprende forma quel “fascismo eterno” – così lo definiva Umberto Eco – rimescolante le idee più disparate, in ultimo unite da un principio di autorità attorno alla figura del leader.

 

Essere democratici, europeisti e filo-atlantici appartiene alla tradizione dei partiti nati dalla lotta per la libertà, in primo luogo – per rispetto della storia – la Democrazia cristiana. De Gasperi scelse coraggiosamente l’Aventino, pagò con il carcere la sua opposizione al Regime, contribuì all’azione del CLN, guidò l’Italia alla rinascita e alla stabilizzazione democratica. Il suo ricordo evoca l’impegno di un vero democratico e antifascista, senza mezzi termini.

 

Questo è un punto fermo, anzi fermissimo, che Gianfranco Rotondi ha il dovere di considerare vincolante (invece di asserire, secondo la cronaca del suo compleanno riportata oggi dal Foglio, che “la Dc battezza Giorgia Meloni”). È assurdo parlare a nome della Dc – espressione di un passato nobile, ma pur sempre…passato – né di portare in dote alla destra lo spirito autentico dei democratici cristiani. Semmai è uno spirito che un composito “fronte repubblicano” dovrebbe accogliere con fervore, perché il 25 settembre non ammette la riduzione della battaglia elettorale a schermaglie senza principi.

 

A forza d’inchinarsi al pragmatismo, secondi criteri di opportunità contingente, si finisce per abbandonare l’orizzonte dei valori. A Letta spetta questo compito, e cioè di tener insieme programmi e visione politica con chiarezza, unendo le forze attorno alla migliore tradizione democratica del nostro Paese. Soprattutto il PD, per i suoi valori fondativi, dovrebbe operare nel segno della rivendicazione di una grande eredità, per la quale è lecito confidare nell’apprezzamento di un elettorato vasto, con interessi e sensibilità oltrepassanti il perimetro delle vecchie formule politiche.