Sant’Egidio: Il punto sulla povertà a Roma

L'appello di don Marco Gnavi a istituzioni e cittadini perchè nessuno resti abbandonato

“Chiediamo alle istituzioni di passare dall’emergenza al progetto e a tutti i cittadini di essere sentinelle”. L’appello di don Marco Gnavi, parroco di Santa Maria in Trastevere, è rivolto a tutti, perchè si crei nella città di Roma una nuova sensibilità verso chi non ha casa, o è in condizioni di grave disagio e povertà. Nel corso della conferenza stampa, sono stati diffusi i dati della povertà a Roma,  i numeri della solidarietà ed è stata presentata l’edizione 2019 della Guida DOVE MANGIARE, DORMIRE E LAVARSI, il libretto per chi è senza dimora che Sant’Egidio pubblica da 29 anni e che rappresenta una bussola di sopravvivenza per tanti che hanno bisogno di trovare un luogo che risponda alle necessità di base di ogni essere umano.

Di che si parla?
Di povertà estrema (quindi non di chi è sotto la soglia della povertà, ben 5 milioni 58 mila persone): sostanzialmente di senza dimora, persone che vivono per strada – di cui solo una parte dorme nelle accoglienze notturne delle associazioni o dei Comuni – oppure di chi vive in edifici abbandonati, macchine o piccoli insediamenti di baracche. L’Istat, nell’ultimo rilevamento effettuato, li stimava in oltre 50 mila in Italia,
secondo le nostre stime circa 8 mila a Roma (senza considerare le persone che vivono in occupazioni permanenti e nei campi rom autorizzati).

Così divise:

  • 3000 persone all’aperto, in luoghi di fortuna;
  • 2500 in edifici abbandonati, macchine, piccoli insediamenti di baracche
  • 2500 presso i centri di accoglienza notturna (tra cui 1700 circa presso parrocchie, associazioni di volontariato e religiosi, 800 circa presso centri convenzionati di Roma Capitale dedicati alla povertà estrema).

I senza dimora in Italia rischiano un aumento nei prossimi mesi non solo per lo sgombero in  corso,  di  numerosi  immobili,  ma  anche  per  il  nuovo decreto sicurezza: con la fine dell’istituto della protezione umanitaria si crea una fascia più larga di irregolarità che rischia di aumentare anche la precarietà alloggiativa. Numerosi sindaci hanno già lanciato un grido di allarme sugli effetti delle nuove norme.

A queste due ragioni occorre aggiungere una criticità abitativa preesistente:12.000 famiglie aventi diritto alla casa popolare in attesa di assegnazione, 25.000 persone in occupazioni abusive (in 90 edifici occupati e in case popolari occupate abusivamente), 6,115 nuovi sfratti nel 2017 di cui il 90% per morosità.

Ma se assistiamo a questa criticità e ad un possibile aumento della povertà estrema, dall’osservatorio della Comunità di Sant’Egidio (presente in tutta Italia, a partire da Roma) registriamo anche un aumento dell’offerta di solidarietà, in diversi modi: semplicemente portando le coperte per chi vive per strada durante l’inverno o anche offrendosi a venire con noi quando portiamo le cene itineranti nei luoghi dove vivono i senza dimora. E molti sono ormai diventati volontari, fedeli a questo appuntamento, o ad altri, come la mensa ecc. Un aumento che si può valutare attorno al 20 per cento negli ultimi due anni ed è legato anche alla mobilitazione generosa che si è aperta durante l’Anno della Misericordia voluto da Papa Francesco. Un dato altamente positivo  perché, se da una parte cresce la povertà, ma anche la paura nei confronti di chi è povero e si alzano nuovi muri, dall’altra aumenta anche la generosità. Ciò dimostra che se si incontrano i poveri si abbattono i muri, con beneficio di  tutta  la  società:  la povertà non può essere affrontata solo come un dato statistico. Dietro la povertà ci sono i poveri, che sono  uomini  e donne con  una  loro storia alle spalle e la speranza di un futuro diverso.

Tutto ciò si è prodotto anche in un aumento dei servizi  offerti  dalla società  civile. Lo si può constatare nella nostra nuova guida, il DOVE, edizione 2019, ma anche limitandosi alla solidarietà offerta da Sant’Egidio e i volontari che collaborano, nella sola area di Roma e provincia, i “numeri della solidarietà” sono sorprendenti.

Siamo però all’inizio dell’inverno e dobbiamo anche far fronte. all’emergenza freddo (scontata peraltro perché il freddo arriva puntualmente tutto l’anno): il Comune di Roma ha messo a disposizione solo 235 posti notturni in più  per i circa 3 mila che, come abbiamo visto vivono totalmente all’aperto. La maggior parte di loro vive parcellizzata in diverse zone della città.

Proponiamo quindi:

alle istituzioni, oltre all’aumento del numero di posti disponibili per le emergenze, anche la creazione di piccoli centri di accoglienza notturni, sul modello di quelli già sperimentati in alcune zone della Capitale dalle istituzioni;

a tutti i cittadini: di accorgersi di loro, fermarsi, segnalare alla Comunità  le persone che vivono in estrema povertà. Tutti possono fare qualcosa. E a volte basta un interesse, che da piccolo diventa grande, per cambiare la vita delle persone (e anche la nostra). Perché la vita per strada non è una condanna. Lo abbiamo sperimentato in tante occasioni negli ultimi anni, ma soprattutto con l’apertura della  chiesa di San Callisto: tra i 49 ospitati per la notte Io scorso inverno ben 35 non sono tornati sulla strada: dopo essere stati accolti e conosciuti, hanno ricevuto un accompagnamento, consigli, sostegni, soluzioni abitative trovate insieme ecc… Così è successo anche altrove. Il segreto è quindi nell’interesse, nell’accompagnamento.

Per Natale vogliamo lanciare un forte messaggio di solidarietà scegliendo anche quest’anno di pranzare con i poveri, nostri amici durante tutto l’anno.