Sassoli: Cosa dicono le regole europee sulla manovra economica bocciata da Bruxelles

La verifica viene affidata alla Commissione che, nel caso rilevi il non rispetto del percorso di rientro del debito da parte dell'Italia, può chiedere al Consiglio l'applicazione delle sanzioni previste

E adesso? Tutti si fanno la stessa domanda dopo la bocciatura della manovra presentata dal governo italiano da parte della Commissione europea. Cosa accadrà al nostro paese? Quali saranno i guai a cui andremo incontro? La situazione è molto seria. Di certo non arriveranno regali di Natale e altre risorse potrebbero essere sottratte all’Italia per colpa di un governo dal fiato corto. Ma vediamo l’iter previsto in casi del genere partendo dall’antefatto.

Dopo la prima bocciatura, il governo ha avuto 3 settimane di tempo per inviare un nuovo documento programmatico di bilancio sulla base delle regole europee. Le norme comunitarie stabiliscono che la Commissione debba presentare una propria opinione sui singoli bilanci nazionali entro la fine di novembre, motivo per cui era stato dato appuntamento ad oggi, 21 novembre. Il governo, come sappiamo, non ha apportato alcuna modifica e la Commissione ha deciso di aprire una procedura di infrazione per deficit eccessivo e violazione della regola del debito.

Questo è quello che è accaduto fino a stamattina. E da domani?

La relazione della Commissione sul debito italiano (ex articolo 126/3 del Trattato sul funzionamento della UE), sarà ora trasmessa a tutti i governi dell’Unione per le loro valutazione tecniche. Successivamente, l’esecutivo comunitario potrà presentare al Consiglio una raccomandazione, in vista dell’apertura di una procedura per debito eccessivo contro l’Italia, che verrà votata da tutti i governi europei.

Da questo momento la vicenda diventa grave perché Commissione e Consiglio chiederanno all’Italia specifiche misure secondo un percorso di risanamento del debito che potrà durare anche diversi anni. Solo se l’Italia rispetterà questo percorso di rientro la procedura verrà chiusa. Altrimenti scatteranno le sanzioni. Con quali conseguenze? In questo caso il Patto di stabilità e crescita prevede 2 scenari:

a)una multa con una base fissa dello 0,2% di PIL, che può arrivare a un massimo dello 0,5 %. Per l’Italia parliamo di circa 9 miliardi di euro (quanto stanziato per gli interventi sul reddito di cittadinanza).

b)la sospensione, parziale o totale, dei fondi strutturali europei destinati al paese sotto esame.

La verifica viene affidata alla Commissione che, nel caso rilevi il non rispetto del percorso di rientro del debito da parte dell’Italia, può chiedere al Consiglio l’applicazione delle sanzioni previste. Solo quando Commissione e Consiglio riterranno che l’Italia abbia rispettato gli obbiettivi, la procedura verrà chiusa.Ma, ripetiamo, ci vorranno anni.

Dopo mesi passati a prendersela con gli “euroburocrati” della Commissione europea, facendo finta che parlassero per proprio conto e per proprio interesse, il governo italiano non ha capito che il vero dominus della situazione, come abbiamo visto, è il Consiglio e dunque i governi. Non è un caso che anche nelle scorse settimane le dichiarazioni dei commissari venivano sempre accompagnate da interventi delle cancellerie. E i più inflessibili si sono mostrati i paesi considerati amici dell’attuale maggioranza. Anche oggi l’Ungheria di Orbán ha detto che le regole devono essere rispettate, facendo intendere che la valutazione del Consiglio sulla manovra italiana è unanime. E

È evidente che non vi è nessuno, in giro per l’Europa, disposto a pagare nuovi debiti.

È infine da tener presente che sulle sanzioni i governi decidono senza la presenza del paese interessato e a maggioranza qualificata (art 126/13 TFUE).