Scuola, si va verso la riduzione dei posti di docenti di sostegno?

 

Fare economie sulla scuola significa disinvestire sul capitale umano, impoverire le risorse disponibili e deprivare di potenzialità un servizio pubblico essenziale in una società aperta e inclusiva. I soggetti più deboli debbano dunque contribuire al pareggio di bilancio dello Stato?

 

Francesco Provinciali

 

Per comprendere la domanda posta nel titolo è utile fare riferimento ad un documento elaborato e diffuso dalla Uil-Scuola, che riassume in una scheda alcuni quesiti e interrogativi posti a seguito della attivazione di corsi di formazione in servizio per il personale docente da parte del Ministero dell’Istruzione, segnatamente quello sul tema della ‘sicurezza’ e quello relativo  al ‘sostegno educativo-didattico”.

 

Nel primo caso si tratta di un corso già svolto in larga parte delle scuole, nel secondo di una iniziativa di formazione in atto nel corrente anno scolastico che prevede 25 ore di impegno obbligatorio. In entrambe le fattispecie il Sindacato scuola Uil ribadisce e ricorda che la partecipazione deve intendersi compresa nelle 40 ore annuali di aggiornamento/formazione previste dal vigente contratto nazionale di lavoro. Sulla adesione la UIL ricorda inoltre che il piano della attività di cui trattasi deve essere deliberato dal collegio dei docenti, nell’ottica dell’autonomia scolastica, tenendo conto che il Contratto del 19 novembre 2019 assegna agli istituti scol.ci il 60 % delle risorse disponibili mente il restante 40% viene gestito direttamente dall’Amministrazione della P.I.

 

La UIL argomenta intorno al concetto di obbligatorietà dei due corsi sopra descritti: nel primo caso si tratta di una iniziativa che riguarda la formazione sul tema della sicurezza, per adeguare le competenze alla normativa più recente, anche a livello europeo, della quale occorre tener doverosamente conto.

 

Circa il corso di formazione sul tema del “sostegno” per gli alunni con disabilità o comunque con bisogni educativi speciali, il sindacato scuola UIL adombra neanche tanto velatamente alcune riserve e alcuni dubbi: per capire di cosa si tratti pare corretto leggere testualmente quanto il citato documento riporta.

 

Con il decreto n.188 del 21 giugno 2021 il Ministero attua quanto previsto dalla legge di Bilancio 2021 relativamente alla introduzione di 25 ore di formazione obbligatoria per tutto il personale docente non specializzato impegnato nelle classi con alunni con disabilità.

La norma inserita in Legge di Bilancio e alla quale ora si darà attuazione attraverso il decreto, nasconde un trucco che tanto celato non è: si determinerà infatti una riduzione in organico di diritto da subito di 1.800 posti e in futuro una riduzione di ulteriori 5.000 posti l’anno sul sostegno. In sostanza con questa formazione si compenserebbero le riduzioni di organico che ricadrebbero su tutto il personale, configurando un carico di lavoro aggiuntivo, quantomeno in termini di intensificazione.

È, infatti, una norma che prefigura la possibile limitazione-eliminazione del docente di sostegno e che ha un’unica direzione: la riduzione dei posti di sostegno, in particolare per quelli in deroga, per cui si tagliano i docenti di sostegno scaricando tutto sugli altri docenti della classe che non sono specializzati sul sostegno.

Per cui, attraverso una formazione obbligatoria di poche ore, si dà attuazione alla riduzione dell’organico di sostegno di almeno 5 mila posti l’anno, secondo quanto indicato nella relazione tecnica allegata alla legge di Bilancio”.

 

Alla luce delle suesposte osservazioni pare legittimo porsi un interrogativo di fondo: la formazione obbligatoria in servizio avviata dal Ministero risponde alla necessità di adeguare le competenze dei docenti di classe o sezione ai bisogni formativi postulati dagli alunni disabili, in modo che essi possano farsene carico condividendo la corresponsabilità educativa con i colleghi di sostegno?

 

Ciò corrisponderebbe alle linee di indirizzo pedagogico-didattico sempre sostenute dalla legge 517/1977 in poi: il docente di sostegno è assegnato ad una classe o sezione frequentata dall’alunno disabile o con bisogni educativi speciali e non per occuparsi da solo di queste specifiche problematiche che vanno condivise con gli insegnanti titolari di classe o sezione. “Il sostegno è alla classe non al solo alunno”.

 

Ma la UIL adombra invece il dubbio che questa “campagna massiccia” di formazione obbligatoria venga avviata al fine di gradualmente sopprimere la figura del docente di sostegno, formando i titolari di classe sulle competenze specifiche di cui il sostegno fino ad oggi si è fatto carico.

Un chiarimento ufficiale del Ministro dell’Istruzione sarebbe quanto mai opportuno.

 

Tutta la normativa degli ultimi decenni è stata orientata ad implementare la presenza dei docenti di sostegno in affiancamento alle classi o sezioni, per garantire – come dice la parola – un supporto didattico alle difficoltà legate ai temi dell’inserimento, dell’integrazione e dell’inclusione degli alunni disabili.

 

Una retromarcia su questa linea sempre adottata a partire almeno dalla citata legge 517 – e sono trascorsi 44 anni – sarebbe un vulnus difficile da metabolizzare. La riduzione dei posti di insegnante di sostegno costituirebbe un notevole aggravio per i docenti di classe che hanno alunni disabili o con difficoltà e per costoro rappresenterebbe una vistosa smentita di tutte le teorie finora sostenute su diritto allo studio e l’uguaglianza delle opportunità educative.

 

Fare economie sulla scuola significa senza mezzi termini disinvestire sul capitale umano, impoverire le risorse disponibili e deprivare di potenzialità un servizio pubblico essenziale in una società aperta e inclusiva. Pare che i soggetti più deboli debbano dunque contribuire al pareggio di bilancio dello Stato?

Prima i lavoratori fragili e la loro lunga battaglia durante la pandemia, poi l’assegno di invalidità percepibile solo in caso di inattività lavorativa (287,09 euro) , ora la graduale riduzione dei posti sostegno per i disabili. Un sindacato ha posto il problema: sarebbe interessante sapere cosa ne pensano insegnanti e famiglie.