SE IL PD VUOLE CAMBIARE IL MANIFESTO DEI VALORI…

Siamo di fronte a un desiderio comprensibile, ma contraddittorio rispetto al disegno politico che aveva guidato il processo di formazione del Pd. Cambiando il Manifesto dei Valori, approvato nel 2007, si rischia di cambiare la natura del partito. Bisognerà attendere l’esito conclusivo dei lavori del Comitato costituente, ma è sin da ora lecito immaginare che ne sortirà un Manifesto rivolto alla sola Sinistra. Dunque, sarà interessante conoscere quale sarà il contributo che vi apporteranno i cattolici democratici presenti nel Pd.
In allegato, alla fine dell’articolo, il link per leggere il testo del Manifesto dei Valori.

 

È inutile negarlo. C’è una gran voglia di spostare decisamente a sinistra la posizione politica del Partito democratico. Un desiderio comprensibile, alla luce della crisi identitaria del partito, risultato nel tempo – e in misura drammatica negli ultimi anni – incapace (a causa delle sue perenni divisioni interne) di esplicitare in termini chiari per i semplici cittadini-elettori i punti focali delle sue proposte per il governo del Paese. Un desiderio comprensibile, ma – come ho già scritto altre volte – contraddittorio rispetto al disegno politico che aveva guidato il processo di formazione del nuovo partito. Il partito del centrosinistra italiano. Ragion per cui l’obiettivo che in molti si stanno dando, ovvero la trasformazione del Pd nel partito della sinistra italiana, ne imporrebbe, se conseguito, il cambiamento del nome.

Obiettivo legittimo – e per converso legittimamente contestabile – che però al momento viene declinato dai suoi propugnatori in maniera assai diversificata. Dando così ragione, forse, a quanti sin dall’indomani della sconfitta elettorale sostengono la necessità di por fine all’esperienza dem e di avviarne una nuova. Ora peraltro l’idea di Enrico Letta di avviare un nuovo processo costituente, con la nomina (perché di questo si tratta) di 87 personalità alle quali è stato dato il compito di riscrivere il “Manifesto dei Valori” sostituendo quello fondativo redatto 15 anni fa dal filosofo cattolico Mauro Ceruti e dall’intellettuale comunista Alfredo Reichlin, ha addirittura alzato il livello della posta in gioco: l’essenza identitaria del Pd.

“La Carta del 2007 è figlia di un altro tempo. Dobbiamo scrivere il manifesto dei progressisti di un tempo nuovo” ha detto il segretario dimissionario. E infatti, garante del Comitato costituente sarà, insieme allo stesso Letta, il segretario di Articolo Uno, Roberto Speranza. E così gli scissionisti bersaniani rientreranno nel Pd. E al tempo stesso – come essi avevano richiesto – il Pd sarà un partito con un nuovo e diverso Manifesto dei Valori. Di fatto, un nuovo partito. Un altro partito. Non so se si sia fatto caso a questo decisivo elemento. Non so se quanti si accingono a sostenere Bonaccini, ovvero quanti vorrebbero riprendere la costruzione di un partito più simile a quello ideato originariamente, abbiano fatto mente locale su questo dato. Se vi abbiano riflettuto sopra.

Bisognerà attendere l’esito conclusivo dei lavori del Comitato, ma è sin da ora lecito (letta la sua composizione) immaginare che ne sortirà un Manifesto rivolto alla sola Sinistra, riducendo lo spazio vitale del partito, così sempre meno incline a rivolgersi al versante di centrosinistra e deciso invece a marcare una posizione più accentuatamente laburista o socialdemocratica (questo, semmai, sarà uno dei temi del contendere all’interno del gruppo costituente).

Un altro argomento di discussione, questo però a livello congressuale, sarà la “postura” (per utilizzare un termine oggi di moda) del partito nei confronti del Movimento 5 Stelle. Se più orientata ad una competizione anche dura per conquistare il campo della Sinistra o se al contrario propensa a costruire le condizioni per la creazione di un “fronte progressista” alla lunga in grado di assorbire al suo interno il movimentismo post-grillino (immaginando così ciò che non è: ovvero che i pentastellati siano una “costola” della Sinistra, così come a suo tempo non lo era, e lo si è visto, la Lega Nord di Umberto Bossi).

Questo è il quadro. Sarà interessante conoscere il contributo che vi apporteranno i cattolici democratici presenti nel Pd. Che furono decisivi ai fini dell’edificazione del partito: sotto il profilo politico e organizzativo, e pure della sua connotazione valoriale. Ho notato che nel Comitato costituente è stata chiamata l’amica Albertina Soliani, vicepresidente dell’ANPI. Bene. Invece non c’è l’amica Maria Pia Garavaglia, presidente dell’Associazione Nazionale Partigiani Cristiani. Male. Perché? Una (voluta?) dimenticanza cui occorrerebbe porre rimedio.

Testo del Manifesto dei Valori2