SÌ, UNA VOLTA LA POLITICA C’ERA E CASINI LO RACCONTA BENE. E PER IL FUTURO?

Il libro di Casini ci parla del passato, ma autorizza a sperare in un possibile futuro. Non si tratta di rifare goffamente ed irresponsabilmente la Dc ma, semmai, di continuare a prestare ascolto all’insegnamento e ai consigli che arrivano dai ‘democristiani’.

L’ultimo libro di Pier Ferdinando Casini “C’era una volta la politica. Parla l’ultimo democristiano” è decisamente un bel libro. E lo dico senza alcuna piaggeria, senza la benché minima regressione nostalgica e, soprattutto, senza pensare di replicare un passato ormai consegnato agli archivi storici. Ma è indubbio che scorrendo le pagine scritte dell’amico Casini – o meglio del ‘racconto’ della storia democratica del nostro paese in questi ultimi anni – emerge in modo inequivocabile la differenza quasi ‘antropologica’ di “quella” politica rispetto a quella contemporanea. O almeno di quella stagione politica che ha dovuto convivere con la malapianta della deriva populista, anti politica e qualunquista. Una fase caratterizzata dall’irruzione del populismo grillino che ha letteralmente sconvolto le fondamenta tradizionali del nostro agire politico e della stessa dialettica democratica. E la politica, oggi, può ritornare protagonista solo se, seppur lentamente, faranno capolino almeno tre elementi costitutivi, come emerge chiaramente anche da questa preziosa pubblicazione.

Innanzitutto è necessario avere una classe dirigente autorevole e qualificata capace di interpretare e declinare la politica nella stagione contemporanea. Se dovessero continuare a prevalere le categorie del populismo grillino, e cioè l’improvvisazione, la casualità e il pressappochismo, la politica sarebbe condannata a giocare ancora una volta un ruolo subalterno, marginale e del tutto periferico rispetto alla scelte concrete che condizionano, orientano e segnano lo sviluppo e il futuro del nostro paese. Una classe dirigente, cioè, autorevole, rappresentativa e radicata nel territorio. Come quella che, seppur con alti e bassi, ha caratterizzato per lungo tempo il cammino della democrazia italiana.

In secondo luogo la politica può nuovamente essere protagonista nella società italiana se, al contempo, viene disciplinata e rappresentata da quegli strumenti democratici per eccellenza che rispondono al nome di ‘partiti’. Cioè partiti autenticamente democratici, popolari ed espressione di interessi sociali e culturali. E quindi, e di conseguenza, no ai “partiti personali”, no ai grigi ed anonimi “cartelli elettorali” e ai partiti “del capo” che fanno e disfano la politica a loro piacimento. Ma, al contrario, partiti che sappiano veicolare il consenso popolare e che, soprattutto, sappiano indicare quella “visione di società” o quel “progetto di società” che ormai sono categorie sostanzialmente scomparse dall’orizzonte politico italiano.

In ultimo, ma non per ordine di importanza, la centralità delle culture politiche. Culture politiche, riformiste e costituzionali, che sono state spazzate via dall’irruzione dei disvalori del populismo che hanno raso al suolo tutto ciò che era seppur lontanamente riconducibile al passato. Culture politiche che possono nuovamente ridare respiro ideale alle scelte politiche, battere l’ordinaria amministrazione e la semplice gestione dell’ esistente. Strumenti culturali che possono, e devono, giustificare la stessa distinzione tra la destra, la sinistra, il centro, i riformisti, i conservatori, i moderati, i reazionari e via discorrendo. Perché con le categorie grottesche e vuote del ‘vecchio’ e del ‘nuovo’ si dura sicuramente una stagione ma poi si ripiomba nell’anonimato politico, nel trasformismo e nell’opportunismo politico e parlamentare e, soprattutto, nel “nulla della politica” , per dirla con Mino Martinazzoli. Come puntualmente è capitato nel nostro paese in questi ultimi tempi.

Ecco perché il libro di Casini è un utile strumento che aiuta la riflessione e anche, e forse ancor di più, incentiva all’azione politica, culturale ed organizzativa. Sotto questo aspetto, non si tratta di rifare goffamente ed irresponsabilmente la Democrazia Cristiana ma, semmai, di continuare a prestare ascolto all’insegnamento e ai consigli che arrivano dai ‘democristiani’. E Pier Ferdinando Casini ci aiuta in questo percorso. Per questo il libro va letto, dibattuto ed approfondito.