Sinistra sociale, il momento è adesso.

Dobbiamo fare i conti con la desertificazione culturale della politica contemporanea. Anche la cultura e la tradizione del cattolicesimo sociale e popolare sono di fatto scomparse dallorizzonte politico contemporaneo. In ogni caso, c’è bisogno di una nuova e moderna sinistra sociale.

 

 

Giorgio Merlo

 

Nel frastuono e nella confusione che caratterizzano questa fase politica difficile e complessa, mancano all’appello varie categorie politiche. O meglio, per essere più precisi, alcune culture politiche. Tra queste, la cultura e la tradizione della sinistra sociale di ispirazione cristiana. Quello che un tempo veniva definito e denominato come cattolicesimo sociale. Un filone che, all’interno del cattolicesimo politico italiano, ha contribuito nel tempo a dare risposte politiche e legislative alle istanze, alle domande e alle esigenze concrete che provenivano dai ceti popolari e da tutti coloro che nei periodi di trasformazione sociale e di profondo cambiamento nella redistribuzione della ricchezza erano ai margini o rischiavano di diventare periferici rispetto ai modelli di sviluppo che si andavano delineando. Sinistra sociale di ispirazione cristiana che ha trovato nella prima repubblica un preciso riferimento politico e culturale nella sinistra sociale Dc di Forze Nuove guidata da Carlo Donat-Cattin e poi da Franco Marini nelle esperienze politiche e partitiche successive. Sinistra sociale di ispirazione cristiana che, nella concreta azione politica e legislativa, ha trovato forti e significative convergenze con altre esperienze culturali: a cominciare dal pensiero socialista, socialdemocratico e, più in generale, della sinistra post comunista. Un pensiero, comunque sia, animato e caratterizzato dalla cultura cattolica di matrice sociale e solidaristica. La cosiddetta, per semplificare, “dottrina sociale cristiana”.

 

Ora, è un fatto oggettivo che dobbiamo fare i conti con la desertificazione culturale della politica contemporanea. Nello specifico, della politica italiana. Un contesto in cui i riferimenti culturali ed ideali dell’azione politica sono stati semplicemente rispediti al mittente. Del resto, con l’avvento del populismo grillino sono state rase al suolo le culture politiche tradizionali e la politica è diventata quello che ormai è sotto i nostri occhi da molti anni: violenza verbale; delegittimazione morale e politica dell’avversario, che poi è il nemico per antonomasia; giustizialismo manettaro; esaltazione della incompetenza e della inesperienza e, infine, una classe dirigente che prescinde radicalmente da ogni riferimento ideale e culturale. Ma, detto questo, sarebbe puerile riversare le cause di questa assenza politica e culturale alla sola irruzione del populismo e dei vari populisti. C’è anche una precisa responsabilità dell’area cattolica italiana, almeno di quella socialmente più avanzata, che non ha più scommesso sulla politica e sull’impegno politico concreto. Al punto che coloro che si autodefiniscono cattolici nei vari partiti non sono altro che espedienti strumentali per giustificare la propria candidatura e conservare il proprio seggio parlamentare. Con nessuna ricaduta politica significativa. Non a caso, la cultura e la tradizione del cattolicesimo sociale e popolare sono di fatto scomparse dall’orizzonte politico contemporaneo.

 

Eppure c’è bisogno di una nuova e moderna sinistra sociale. Anche di ispirazione cristiana per chi è credente. Una esperienza laica ma profondamente radicata nella cultura cattolica del nostro paese. E questo perchè è ormai scoppiata – ce lo dicono tutti i dati al di là della preziosa ed importante azione del governo Draghi – una dura e spigolosa “questione sociale”. Che non è quella ridicola polemica dei no vax nelle varie piazze italiane ma, semmai, della dura condizione di vita, e anche di sopravvivenza, di milioni di persone. Uomini e donne, giovani e anziani, laureati e non scolarizzati che per motivazioni diverse e a volte contrastanti sono uniti da un disagio sociale e da una condizione di marginalità che la politica nel suo complesso stenta ad interpretare, a leggere e a rappresentare sul terreno dell’azione concreta e legislativa.

 

Ed è partendo da questa semplice considerazione che si impone la necessità di rideclinare, oggi, nella cittadella politica italiana, quella esperienza di una “sinistra sociale” che sola può nuovamente affrontare una condizione sociale, appunto, che coinvolge nuovamente milioni di persone. Certo, sarebbe auspicabile avere anche un partito di riferimento. Ma le condizioni politiche cambiano ed è inutile vivere con lo sguardo rivolto all’indietro. Ma una esperienza politica che innovi e rilanci una tradizione che conserva tuttora una bruciante attualità è quantomai necessaria ed utile al paese. Non per quella cultura o quella tradizione ma per la stessa qualità della nostra democrazia e per la credibilità della stessa politica. E la rilettura del magistero politico, sociale, culturale e legislativo di uomini e donne come Carlo Donat-Cattin, Franco Marini, Tina Anselmi e Ermanno Gorrieri – solo per citarne alcuni – può essere un elemento decisivo per riprendere il filo di una storia che si è spezzato ma che non è stato sconfitto. E i cattolici popolari e sociali disseminati in tutto il paese nelle molteplici espressioni dell’associazionismo cattolico hanno il dovere di riprovarci.