E’ passato un anno dall’individuazione del primo caso di COVID 19; un periodo che ha segnato trasversalmente e globalmente la vita delle donne e degli uomini di tutto il mondo. Molti sono stati i cambiamenti imposti dalle restrizioni derivanti dai provvedimenti dei vari governi: dagli stili di vita alle accelerazioni dei processi di riassetto, tuttora in corso, sia sul piano dell’organizzazione sociale sia sul piano economico e del lavoro. 

Nel lessico del dibattito quotidiano sono stati utilizzati dei termini e sigle precedentemente non così frequenti: distanziamento, remoto, DAD, FAD, videoconferenza, piattaforme digitali, seminari web o webinar, etc…. Una serie di elementi che riportano a fattori comuni: la distanza, l’assenza di aggregazione, di contatto; il tutto inserito in un contesto di conseguente crescita dell’utilizzo delle tecnologie per comunicare.

Anche il lavoro ha subìto o accelerato la sua radicale metamorfosi organizzativa in pochi giorni. Nelle Pubbliche Amministrazioni, nella formazione, nel Terziario, nei cicli industriali e dei servizi, la distanza ha assunto una nuova centralità. Il lavoro da remoto è pertanto entrato a pieno titolo nell’organizzazione del lavoro dei vari settori merceologici. Quella che era una sperimentazione in via di consolidamento in alcune aree produttive, è divenuto un elemento organizzativo strutturale; quella che era una pratica quasi sconosciuta, come nella Funzione Pubblica o nei sistemi educativi, si è presentata come una rivoluzione dei modelli amministrativi e di insegnamento. Anche il contatto con il pubblico si è trasformato totalmente. La necessità di rimanere distanti per garantire il contrasto alla diffusione del virus, ha pertanto comportato nuovi modelli di comunicazione e di vita individuale e collettiva.

Tutto ciò è intervenuto con radicalità anche nei contenuti della contrattazione e delle relazioni sindacali.  Regolare con particolare attenzione, i rapporti negoziali a distanza, introduce un altro elemento di discontinuità strutturale rispetto a quanto sinora realizzato.

Anche in questo caso, quelle che pochi mesi fa potevano sembrare voci contrattuali non primarie o comunque non consolidate, stante la condizione attuale, sono divenute fattori baricentrici nel negoziato per una nuova organizzazione del lavoro diffusa trasversalmente nei vari comparti produttivi. Smart Working, telelavoro, partenza domiciliare della prestazione lavorativa, relazioni da remoto, processi gerarchici rarefatti, l’articolazione degli orari di lavoro e il diritto alla disconnessione, saranno le nuove frontiere per il confronto su una diversa dimensione dei rapporti di lavoro.

L’emergenza, pertanto, unita all’innovazione tecnologica, ha cambiato la prospettiva a breve termine sotto molti punti di vista e, guardando al domani, sarà compito dei decisori politici e delle Parti Sociali trovare le sintesi su alcuni aspetti nodali: l’impatto sulle nuove generazioni, il contenimento del “digital divide”, l’aggiornamento formativo, il ripensamento degli spazi architettonici ed urbanistici dedicati al lavoro e alla socialità, infrastrutture digitali adeguate ad un utilizzo capillare delle nuove tecnologie, un impianto normativo all’altezza del cambiamento delle condizioni di lavoro.