Smartphone e carità cristiana

Ma i destinatari delle donazioni non sono direttamente “i poveri” come siamo comunemente portati ad intenderli: il ricavato delle donazioni viene gestito dalla Tucum Odv che inoltra il denaro alla Caritas.

Tratto dall’Osservatore Romano a firma di Filippo Simonelli

Scaricare applicazioni sugli smartphone è una routine per gran parte di noi, che magari ci lasciamo affascinare da una o più icone colorate la cui utilità si riduce a pochi utilizzi o ad un fuoco di paglia di viralità. La facilità di questo meccanismo però ha offerto uno spunto ad ingegni migliori verso fini più nobili del semplice download di un gioco o di un social network. Applicando la funzionalità degli smartphone ai più elementari principi della carità cristiana Giandonato Salvia, 29 anni, laureato in economia all’Università Aldo Moro di Bari, ha ideato un ingegnoso sistema per favorire le donazioni e l’aiuto agli ultimi che ruota intorno ad una App, Tucum, e ad un principio, quello della cosiddetta economia sospesa.

L’idea che sta dietro a Tucum e all’economia sospesa nasce da un incontro apparentemente strano tra due idee piuttosto distanti: da un lato un’antica tradizione dei bar napoletani, il caffè sospeso, ovvero un caffè pagato in più da un avventore del bar a vantaggio di un bisognoso che dopo di lui avrebbe potuto prendere un caffè già pagato. Dall’altro un procedimento che Giandonato, che si è specializzato nella branca dell’economia che si occupa di intermediari e dei mercati finanziari, ha mutuato dalla pratica dell’arbitraggio, una strategia che punta al beneficio esclusivo dell’agente economico senza però essere nociva per gli altri, in altre parole un comportamento egoistico. Il punto di incontro sta nel cosiddetto “arbitraggio sociale”, che genera non solo ritorni positivi per chi opera l’arbitraggio ma crea anche un beneficio diffuso per chi aderisce alla rete di Tucum.
In concreto il funzionamento di Tucum è piuttosto articolato e si fonda sulla cooperazione spontanea di più soggetti: anzitutto gli utenti, che scaricano l’App ed effettuano le loro donazioni per un ammontare che va dai venti centesimi ai dieci euro, a mo’ di elemosina digitali.

Ma i destinatari delle donazioni non sono direttamente “i poveri” come siamo comunemente portati ad intenderli: il ricavato delle donazioni viene gestito dalla Tucum Odv che inoltra il denaro alla Caritas. La Caritas a sua volta ha il compito di erogare, sotto forma di crediti da caricare su di una carta Nfc, simile alle prepagate, questo denaro ai poveri che possono usare la carta per acquistare beni di prima necessità nei negozi convenzionati che aderiscono all’iniziativa. Questa rete permette non solo di coinvolgere un numero di utenti più vasto possibile, ma preserva anzitutto la dignità dei poveri che ne beneficiano: questi infatti, muniti della loro carta, possono recarsi nei negozi e fare acquisti in maniera del tutto naturale, senza subire il peso dello stigma sociale che le situazioni di povertà portano con sé; gli unici ad essere a conoscenza della loro condizione effettiva sono i negozianti che operano in una sorta di benevola complicità.

I benefici di questo progetto sono però più grandi. Anzitutto tramite il “filtro” della Caritas si evita il pericolo dei falsi poveri o che le donazioni possano essere intercettate dai racket dello sfruttamento delle elemosina; inoltre ai destinatari delle donazioni viene chiesto un contributo mensile di 2 euro, che serve sia a mantenere le attività di Tucum che a responsabilizzarli. Con le risorse che le vengono garantite da questo circolo virtuoso, Tucum è in grado inoltre di sostenere fondi di Microcredito per famiglie in difficoltà e addirittura per sostenere progetti indirizzati nei paesi.

Ma per far funzionare questa macchina occorre un lavoro capillare di diffusione; accanto a metodi tradizionali di passaparola e quelli della viralità tecnologica, Giandonato ha deciso di mettersi ancor più direttamente in gioco partendo per una sorta di Tour dell’Italia in treno facendo tappa per le quattordici stazioni delle città metropolitane italiane, incontrando dapprima i negozianti per convincerli ad entrare nella rete di Tucum, le Caritas locali ed infine quelli che sono al centro di questo progetto, i poveri e gli invisibili, che nelle grandi stazioni sono troppo spesso ammassati in condizioni precarie.

Se doveste vedere una folla felice che si annida per la stazione della vostra città, fateci caso. E per una volta potrebbe anche essere una cosa buona prendere il telefono per scaricare, con cognizione di causa, un’altra App sul vostro telefonino.