Lo stalinismo è la pagina più tragica della storia del socialismo reale, abbiamo letto e vissuto nei racconti dei superstiti, quello che è stato, le milioni di epurazioni finite nei gulag, i famigerati campi di detenzione e di sterminio, ideati dal magnifico georgiano. E anche i dirigenti dei partiti comunisti finiti in esilio a Mosca per sfuggire alle persecuzioni nazifasciste, erano controllati per mezzo di dirigenti infiltrati che avevano il dovere di denunciare ogni tipo di deviazionismo, a volte creato ad arte per testare la fedeltà al dittatore. Ad esempio si davano, false notizie al malcapitato di turno per verificare se lo stesso denunciasse chi gliele aveva riferite, se non lo faceva veniva arrestato.

Tempi terribili che non abbiamo vissuto, ma a noi ci è toccata la seconda parte, quella alla matriciana o meglio quella pecoreccia, insomma alla romana. Di solito il dirigente apicale del partito si sceglie un interlocutore all’interno dell’area che gli è più lontana o più ostile e cerca di informarsi su quello che dicono o stanno per fare i suoi avversari interni, in modo tale da prevenire eventuali critiche. Nello stesso tempo ricompensa il dirigente dialogante affidandogli incarichi di secondo piano e promettendogli cose più importanti per il futuro; cose che puntualmente, poi, non saranno mantenute perché nessuno si fida, fino in fondo, di questo tipo di informatore.

Insomma questo tipo di soggetto può essere paragonato al partito dei contadini, organizzazione politica fantoccio organizzata nei paesi appartenenti al patto di Varsavia che, nelle prime ed uniche elezioni finte democratiche organizzate nei paesi dell’Est dopo il patto di Yalta, si candidava in alleanza con i comunisti per avvalorare la democraticità del test elettorale. Dopo questo evento il partito dei contadini fu messo fuori legge anch’esso.

Poi c’è il metodo più tecnico e più fine: quello di inviare sin dall’inizio nella Mozione congressuale avversaria uno dei propri fedelissimi che finge una rottura con la sua storia e con quei dirigenti, interviene a tutte le riunioni con accenti di radicalismo contro i suoi ex compagni non chiedendo nulla in cambio ai suoi nuovi compagni di viaggio. Di solito è una persona di mezza età al quale in cambio si sistemano i figli. Questo personaggio si infila nelle cene e nei pranzi per sapere e informare la controparte di quello che si dice, con l’abilità di accaparrarsi la fiducia assoluta dei suoi interlocutori.

Alla fine del congresso questo dirigente ha due strade davanti a sé: continuare nel suo lavoro, magari per poi essere chiamato come candidato unitario a qualche incarico elettivo,  essendo un punto di mediazione tra maggioranza e minoranza congressuale, ma sempre con il benestare del Segretario (che mette in scena l’aspro dissidio con la minoranza per poi ergersi, proprio lui, come sintesi tra le parti); oppure il dirigente in questione finge una rottura con i suoi nuovi amici, creando una divergenza insanabile condita da gesti eclatanti e toni facinorosi, per essere riammesso nel gruppo storico (e vincente).

Ora, in conclusione, mettete in fila tutti i nomi che pensate possano corrispondere a questi precisi identikit. Chissà quanti ve ne verranno a mente, un po’ per sentito dire e un po’ per diretta conoscenza.