Sturzo, ovvero il rifiuto dello statalismo

Temeva anzi che l'intervento diretto dello Stato in ogni ambito della vita sociale fosse pericoloso per la libertà dell'uomo

Desidererei cogliere l’occasione che mi è stata offerta per una lettura attenta del bel libro di Lucio e Giuseppe Fioroni (Elogio dei liberi e forti/ La responsabilità politica dei cattolici – Giapeto editore) per soffermare l’attenzione su di un punto assai importante del pensiero di Sturzo, che offre motivo di riflessione anche per il nostro attuale e concreto impegno politico.

Si tratta del giudizio su quella pagina importante del pensiero e dell’esperienza politica del Nostro relativa al tema della libertà economica. Già in vita Sturzo fu oggetto di importanti critiche da parte di illustri esponenti dello stesso mondo cattolico italiano di orientamento sociale.

Note a tutti sono ad esempio le forti polemiche che ebbe con La Pira e gli attacchi che sferrò contro Enrico Mattei. A questo proposito molti, credo per addolcire la pillola, parlarono di un cambiamento intervenuto su questo tema nel pensiero di Sturzo determinato dall’influenza subita in esilio dalla cultura dei due paesi anglosassoni che lo ospitarono: la Gran Bretagna e gli Stati Uniti. Fu facile all’epoca per lui ribattere riportando scritti degli anni precedenti l’avvento del regime fascista e confrontarli con scritti posteriori oggetto di tali critiche.

In effetti la risposta su questo tema c’è la offre la bella pagina di Lucio là dove scrive che in Sturzo è sempre presente “l’intima inquietudine di mettere a valore la responsabilità dell’uomo sociale”. Anche Gabriele De Rosa sottolineava come la preoccupazione di Sturzo fosse soprattutto di natura  morale, cioè quella di difendere la libertà della persona tutelando e valorizzando sempre il senso del dovere e di responsabilità in ogni forma del suo impegno. Temeva anzi che l’intervento diretto dello Stato in ogni ambito della vita sociale fosse pericoloso per la libertà dell’uomo, in quanto poteva essere motivo di corruzione della sua persona diminuendone lo spirito di partecipazione e di responsabilità in ogni aspetto di vita sociale.

Debbo infine concludere che la stessa degenerazione del sistema politico italiano della cosiddetta Prima Repubblica, oltre alle già richiamate preoccupazioni di Aldo Moro sui limiti istituzionali assunti allora dalla lotta politica, fu innegabilmente anche dovuta dall’indebolito costume morale provocato nella classe dirigente dall’eccessiva invadenza dello Stato nella vita della società.